Come aprire una ditta individuale - La guida completa 2024

Xolo
Autore Xolo
Scritto da 05 gennaio, 2024 9 minuti di lettura

Che cos’è una ditta individuale 

Al giorno d’oggi sono sempre di più i lavoratori che prendono la coraggiosa decisione di abbandonare il posto fisso da dipendente per provare a intraprendere la carriera da lavoratore autonomo, che presenta senza dubbio diversi rischi ma anche moltissimi vantaggi.

Abbiamo parlato spesso dei liberi professionisti e dell’iter che devono compiere per aprire la partita IVA, come funziona la loro attività, come devono gestire il pagamento delle tasse, dei contributi, il sistema di fatturazione elettronica e via dicendo.

In questo articolo, invece, vogliamo analizzare un altro tipo di lavoratore autonomo: colui che svolge attività artigianali o commerciali ed è titolare di una ditta individuale. Ma che cos’è, esattamente, una ditta individuale, e chi può aprirla? 

La ditta individuale è una particolare tipologia di impresa (o di persona fisica, non giuridica) che ha – come suggerisce il nome stesso – un unico titolare, cioè l’imprenditore, colui che è l’unico promotore e l’unico responsabile dell’attività professionale. Questa attività, al contrario del libero professionista, non è di tipo intellettuale ma è invece inerente alla produzione o allo scambio di beni e di servizi: questo significa che è un’attività di tipo artigianale (dal muratore al parrucchiere, dall’estetista all’elettricista, dal panettiere all’idraulico) oppure di tipo commerciale (dal grossista al dettagliante, dal titolare di un e-commerce al venditore porta a porta fino al venditore ambulante), in maniera prevalente e abituale, cioè vige il requisito della professionalità (non vengono considerati, ad esempio, coloro che realizzano e vendono piccoli oggetti artigianali per hobby o che vendono oggetti sporadicamente su siti come E-bay o Vinted). 

L’imprenditore può avvalersi di dipendenti e di collaboratori e può anche costituire una impresa di tipo familiare (se avviata insieme al coniuge o a un parente fino al terzo grado).

Per aprire una ditta individuale è necessario possedere un conto corrente e avere aperto la partita IVA, come per i liberi professionisti, ma in questo caso serve anche qualche passaggio ulteriore, cioè l’iscrizione all’albo degli artigiani oppure alla camera di commercio, oltre alla comunicazione ufficiale di avvio della propria attività presso il Comune dove essa si svolge. 

Ma cosa significa questo nel concreto? Quanto tempo è necessario e quanto costa aprire una ditta individuale? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questa scelta? E ancora, quali sono gli obblighi fiscali e gli obblighi previsti dalla legge quando si decide di avviare una ditta individuale? Chi può supportare l’imprenditore in questo processo?

Proviamo a rispondere a tutte queste domande in questo articolo.

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Come aprire un’impresa individuale: gli step necessari

Partiamo dall’inizio: dopo essersi informato attentamente e aver stabilito che la forma giuridica della ditta individuale è quella ideale per l’attività professionale che intende compiere il futuro imprenditore, che cosa dovrà fare?

Per aprire una ditta individuale, nella pratica, è necessario far fronte essenzialmente a quattro principali passaggi, e cioè:

  1. l’individuazione del codice ATECO di riferimento per la propria attività
  2. la scelta del regime fiscale (forfettario oppure ordinario)
  3. la compilazione e l’invio della pratica ComUnica (cioè Comunicazione Unica, con cui si apre la propria partita IVA, la posizione INPS e la posizione INAIL e ci si iscrive all’albo degli artigiani o alla camera di commercio
  4. la compilazione e l’invio della pratica S.C.I.A. (acronimo che sta per Segnalazione Certificata di Inizio Attività)

 

Vediamo ogni step nel dettaglio per capire tutto ciò che è richiesto all’imprenditore. 

 

Come aprire una ditta individuale: l’individuazione del codice ATECO

Il codice ATECO (il cui acronimo sta per ATtività ECOnomica) è quell’elemento identificativo dell’attività professionale che il lavoratore autonomo intende svolgere, è necessario per aprire la partita IVA (non solo per i commercianti e gli artigiani ma anche per i liberi professionisti) e indica gli obblighi che il titolare dovrà rispettare e, nel caso in cui egli opti per il regime forfettario, indica anche il coefficiente di redditività delle tasse che egli dovrà poi pagare. È rintracciabile sull’apposita pagina del sito dell’ISTAT oppure, più semplicemente, il vostro consulente di fiducia potrà reperirlo per voi

Come aprire una ditta individuale: la scelta del regime fiscale

Un lavoratore autonomo può scegliere, in fase iniziale, quale tipo di regime fiscale intende adottare per la propria attività, potendo decidere essenzialmente tra il regime forfettario, che è quello con più agevolazioni e vantaggi fiscali e contabili per coloro che stanno aprendo la propria ditta individuale, e il regime ordinario, che invece prevede il pagamento delle tasse in base a scaglioni di reddito. Non è detto che per forza di cose il regime forfettario sia più conveniente grazie alle sue agevolazioni, dipende in realtà da situazione a situazione: il regime ordinario, ad esempio, consente di scaricare le spese per la propria attività mentre il forfettario no; inoltre esistono dei precisi prerequisiti che bisogna possedere per poter accedere al regime fiscale agevolato, primo tra tutti il non superamento della soglia di 85.000 € annui di ricavi, come stabilito dalla Legge di Bilancio 2023 n.197.

Come aprire una ditta individuale: compilazione e invio telematico della pratica “ComUnica”

Questa pratica, in vigore dal 2010 e che si adempie tramite la compilazione telematica di un modello unico (da qui il nome “Comunicazione Unica”), consente diverse operazioni, tutte fondamentali per l’apertura di una ditta individuale. Infatti, grazie a ComUnica

  • viene aperta la partita IVA, cioè quel codice univoco rilasciato dalla Agenzia delle Entrate e composto da 11 cifre che identifica l’attività professionale
  • ci si iscrive formalmente al Registro delle imprese della Camera di commercio (se si avvia un’attività di tipo commerciale) o all’Albo degli artigiani (se si avvia un’attività di tipo artigianale) per dare alla propria ditta individuale la corretta forma giuridica, la sede legale e il nome prescelto, rispettando i criteri di liceità, di verità e di novità
  • si apre la propria posizione previdenziale INPS (per il versamento dei contributi previdenziali e pensionistici, che naturalmente spetta direttamente all’imprenditore) e quella INAIL (per assicurarsi dagli infortuni sul lavoro)

 

Come aprire una ditta individuale: compilazione e invio della pratica “S.C.I.A.”

La S.C.I.A., acronimo che indica la Segnalazione Certificata di Inizio Attività, è quella pratica che va inviata, entro massimo 30 giorni dalla data di inizio della attività, al Comune in cui avrà luogo l’attività della ditta individuale: in risposta, deve arrivare la ricevuta protocollata da parte dello SUAP (cioè lo Sportello Unico per le Attività Produttive) e, una volta arrivata, il titolare della ditta individuale ha completato l’iter formale previsto per la sua costituzione e può ufficialmente dare inizio alla propria attività. In altri casi, come ad esempio per l’apertura di un ristorante, di un locale o di un bar, bisogna fare richiesta di ulteriori particolari tipi di autorizzazioni e licenze, tra cui l’HACCP (Hazard Analysis Critical Control Point, il protocollo relativo alle norme del settore alimentare)

 

Quanto costa aprire una ditta individuale

La ditta individuale può essere identificata come la forma più semplice di un’attività imprenditoriale: infatti in fase iniziale, al contrario delle altre tipologie di imprese, non è necessario investire una cifra minima di capitale.

Per sapere quanto costa aprire una ditta individuale bisogna considerare dunque il costo di invio della ComUnica, che si suddivide così: 

  • 18,00 € diritti segretaria
  • 17,50 € bolli
  • 53,00 € diritti annuali
  • 2,00 € + IVA tariffa pratica

 

per un totale di 90,94 €, a cui bisogna eventualmente aggiungere il costo del commercialista o del professionista a cui ci si affida (indicativamente tra i 200 € e i 500 €). L’apertura della partita IVA di per sé non ha alcun costo, al netto anche in questo caso del consulto di un professionista. 

In generale, i costi possono leggermente variare in base al tipo di attività professionale che si svolge, ma in linea di massima si aggirano tra i 100 € e i 200 €, tariffa del commercialista esclusa.

Per il resto, i costi di mantenimento sono naturalmente le tasse e i contributi: all’avvio della propria attività tendenzialmente si potrà aderire al regime forfettario, che prevede il pagamento del solo 5% di tasse per i primi cinque anni di attività (a patto di non superare il limite massimo di ricavi di 85.000 € annuali) per poi passare al 15% negli anni successivi.

Per quanto riguarda i contributi, l’imprenditore deve versare circa 4.000 € di contributi fissi annuali su un reddito minimo di 17.504 € tramite l’iscrizione alla Gestione commercianti e artigiani INPS. Se si supera il reddito minimo previsto, gli ulteriori contributi andranno versati in percentuale a un’aliquota che si aggira intorno al 27,2%. Inoltre, se il titolare ha aderito al regime forfettario può accedere a una riduzione dei contributi INPS del 35%, ottenendo così un notevole risparmio. Questo non avviene in modo automatico, ma il titolare della ditta individuale deve farne specifica richiesta attraverso la compilazione e l’invio telematico dell’apposito modulo sul sito dell’INPS.

 

 

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I vantaggi e gli svantaggi di una ditta individuale

Come in ogni decisione, anche nella scelta di aprire una ditta individuale esistono dei vantaggi e degli svantaggi. Analizziamoli nel dettaglio per capire quando e a chi conviene aprire la ditta individuale.

I vantaggi della ditta individuale

  • Essere il titolare di una ditta individuale consente di avere la totale autonomia nei processi decisionali e di gestione dell’attività, poiché si è l’unico titolare e imprenditore
  • Non è necessario stanziare un capitale minimo per dare il via all’attività professionale
  • I costi di gestione sono tendenzialmente molto limitati
  • Si può accedere al regime di contabilità semplificata, che permette un notevole risparmio in termini di tempo e di denaro, poiché tutte le pratiche si possono svolgere più agilmente e velocemente, non è richiesto il deposito del bilancio annuale né l’espletamento di altre simili formalità o oneri amministrativi previsti invece in altri tipi di forma giuridica, non è richiesta la presenza di un notaio
  • Si può eseguire il processo di liquidazione in modo economico e immediato, semplicemente chiudendo la partita IVA e dando comunicazione della cessazione dell’attività all’INPS, all’INAIL e alla Camera di Commercio del proprio Comune di riferimento 
  • Per le piccole imprese, come le aziende familiari, è senza dubbio la forma giuridica più idonea

 

 I contro della ditta individuale

  • Il principale svantaggio è dato dal fatto che vige il principio di responsabilità illimitata, cioè il titolare di una ditta individuale è completamente esposto al rischio imprenditoriale, dal momento che, in questo tipo di forma giuridica, non c’è la separazione tra il patrimonio personale dell’imprenditore e quello dell’impresa: ciò significa che, in caso di debiti della ditta individuale, i creditori potranno rifarsi direttamente sui beni personali del titolare, poiché appunto la responsabilità è di tipo illimitato
  • Dal punto di vista fiscale, tutto ciò che la ditta individuale ricava va ad aggiungersi direttamente al patrimonio del titolare, aumentando così i beni e gli importi tassabili
  • È più difficile, rispetto ad esempio a un’azienda che si configura come s.r.l. (società a responsabilità limitata), ottenere crediti e finanziamenti, proprio per il motivo analizzato al punto precedente
  • Il fatto che l’imprenditore sia l’unico titolare ha anche il rovescio della medaglia: il destino dell’impresa è tutto sulle sue spalle, non ha soci con cui potersi confrontare e tutto dipende solamente dalle sue personali risorse

 

 

Gli obblighi fiscali previsti per l’apertura di una ditta individuale

Abbiamo analizzato nei paragrafi precedenti i vari step per poter aprire la propria ditta individuale.

Da questi, come abbiamo visto, derivano alcuni obblighi fiscali, che sono essenzialmente:

  • l’adesione a un regime fiscale, forfettario o ordinario in base al volume d’affari dell’impresa
  • l’individuazione del codice ATECO distintivo della propria attività economica e l’apertura della partita IVA presso l’Agenzia delle Entrate
  • il versamento delle tasse annuali secondo il proprio regime fiscale e il proprio coefficiente di redditività e il versamento dei contributi fissi presso la Gestione commercianti e artigiani INPS

 

 

Altri obblighi di legge previsti per l’apertura di una ditta individuale

Inoltre, abbiamo elencato ulteriori passaggi obbligatori per legge per poter aprire una ditta individuale. Questi si possono riassumere nei seguenti punti:

  • l’iscrizione al Registro delle imprese della Camera di commercio del Comune dove si svolge l’attività commerciale o all’Albo degli artigiani in caso si avvii un’attività artigianale
  • l’assegnazione del nome della propria attività, oltre che della sede legale, rispettando i criteri di liceità (il nome deve essere cioè conforme al buon costume, alla legge e all’ordine pubblico), di verità (cioè non deve risultare ingannevole per i clienti; può comunque essere un nome astratto o di fantasia) e di novità (deve cioè essere un nome nuovo e unico, mai uguale a quello eventualmente già assunto da un’altra impresa dello stesso settore, anche in questo caso a tutela del cliente)
  • l’apertura della posizione previdenziale presso l’INPS al fine di versare correttamente i contributi
  • l’apertura della posizione INAIL, al fine di essere assicurati contro gli infortuni sul lavoro
  • la compilazione e l’invio della S.C.I.A., la pratica che comunica ufficialmente l’inizio dell’attività professionale
  • l’attesa della ricevuta protocollata della S.C.I.A. da parte dello SUAP
  • l’ottenimento di eventuali altre autorizzazioni, licenze e concessioni necessarie in base al tipo di attività che si svolge, ad esempio l’HACCP se si intende lavorare nell’ambito della ristorazione 
  • l’apertura di un conto corrente: è ovviamente necessario possedere almeno un conto corrente personale, intestato all’imprenditore, per gestire i flussi di denaro in entrata e in uscita, ma è in realtà molto consigliato – seppur non obbligatorio – procedere con l’apertura di un conto corrente dedicato esclusivamente alla ditta individuale, al fine di mantenere monitorate al meglio le finanze e la situazione economica generale dell’impresa, senza confonderla con quella personale e privata

 

 

Un caso particolare: il lavoratore dipendente che intende aprire una ditta individuale

Esiste un caso particolare: può capitare che non sia il lavoratore autonomo a voler aprire una ditta individuale, ma un lavoratore dipendente. Egli può compiere questa operazione, pur continuando ad essere dipendente di un’altra azienda, a patto che le due attività professionali non siano in concorrenza tra loro nello stesso settore e se non esistono esplicite clausole di divieto nel contratto di lavoro. 

Se dunque queste condizioni sono rispettate, il lavoratore dipendente può procedere con l’apertura della partita IVA senza l’obbligo di darne comunicazione al proprio datore di lavoro: potrebbe però risultare comunque conveniente avvisare l’azienda, in modo da evitare eventuali inconvenienti e problemi, uno su tutti il licenziamento per giusta causa. 

Inoltre, è bene sapere che, se il tempo dedicato al lavoro dipendente è maggiore di quello che si può dedicare alla ditta individuale, così come il reddito percepito, in questo caso il titolare viene esonerato dall’iscrizione alla Gestione commercianti e artigiani INPS e dal versamento di ulteriori contributi.

 

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Siamo giunti al termine di questa panoramica sulla ditta individuale: abbiamo analizzato che cos’è e chi può aprirla, i vari step necessari per l’apertura, i costi, i vantaggi e gli svantaggi di questa particolare forma giuridica, oltre ad aver riepilogato tutti gli obblighi fiscali e di legge che sono previsti. 

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