Libero professionista: vantaggi, svantaggi, obblighi e differenze

Xolo
Autore Xolo
Scritto da 26 luglio, 2022 9 minuti di lettura

Lavoratore autonomo, libero professionista, freelance: queste definizioni, seppure spesso utilizzate – erroneamente – in modo intercambiabile, in realtà non sono affatto sinonimi, anzi, ciascuna ha un significato ben preciso e caratterizza una modalità e una tipologia di lavoro diversa dalle altre.

In questo articolo analizzeremo nel dettaglio la figura del libero professionista, provando a illustrare chi è e quali lavori può svolgere, quali sono i pro e i contro di questa attività, quali obblighi ha, qual è il quadro della situazione dei liberi professionisti oggi in Italia e in che cosa si differenzia da altri inquadramenti professionali.

 

Chi è il libero professionista

La definizione di libero professionista indica che egli è un lavoratore autonomo che svolge per conto terzi e senza un vincolo di subordinazione un’attività di tipo intellettuale a fronte di un corrispettivo. Dunque, il libero professionista fa parte della macrocategoria dei lavoratori autonomi, cioè non dipendenti, ma deve avere la particolare caratteristica di svolgere un lavoro che non sia di natura manuale, commerciale o pratica (dunque non può essere né un artigiano né un commerciante), bensì intellettuale.

Spesso, ma non sempre, i liberi professionisti per poter portare avanti la propria attività devono iscriversi a un albo professionale, a un collegio o a una associazione di categoria e devono di conseguenza risultare in possesso di un diploma di laurea nel proprio settore: questo è valido ad esempio per i medici, per gli architetti, per gli psicologi, per i giornalisti, per gli avvocati, per gli ingegneri, per i notai e così via.

I liberi professionisti oggi in Italia

Con 1.402.000 unità (dati  “Rapporto 2022 sulle libere professioni in Italia” di Confprofessioni) i liberi professionisti rappresentano il 28,5% del lavoro indipendente in Italia, segnando una crescita ininterrotta dal 2010, fatta eccezione per la battuta d’arresto dovuta alla pandemia che tra il 2018 e il 2021 ha determinato una contrazione pari al 2% (-24 mila unità), in controtendenza rispetto al lavoro indipendente che tra il 2018 e il 2021 ha perso 343 mila posti di lavoro. L’emergenza Covid ha avuto ripercussioni soprattutto sui liberi professionisti con dipendenti, dove negli ultimi quattro anni si è registrata una flessione di circa il 13%, soprattutto nelle aree del Nord Ovest e del Centro. 

La progressiva crescita del comparto libero professionale e la parallela contrazione del lavoro autonomo hanno portato ad una riconfigurazione dell’universo dell’occupazione indipendente in Italia: se nel 2009 i liberi professionisti valevano solo il 20% del lavoro indipendente, oggi la loro quota è salita al 28,5%. I settori più dinamici sono quelli legati alle professioni scientifiche e tecniche e all’area sanità e istruzione. Sempre sul piano occupazionale si assiste a un forte divario tra il Nord e il Mezzogiorno: mentre le regioni del Nord si allineano alla media europea (68,2% nel secondo trimestre 2022), nel Sud e nelle isole il tasso di occupazione si ferma al 47%. 

 

Come diventare un libero professionista

La prima cosa da fare per diventare un libero professionista è informarsi molto bene su cosa significa lavorare in modo autonomo e analizzare in modo approfondito i pro e i contro di questa condizione e la situazione del proprio settore professionale e del suo mercato, come vedremo nei paragrafi successivi di questa guida.

Certamente bisogna sapersi mettere in gioco, essere prudenti ma allo stesso tempo avere un pizzico di coraggio per rinunciare a un posto e a uno stipendio fissi, da dipendente, e svolgere un’attività in proprio, senza datori di lavoro né certezze, ma con altrettanti vantaggi. 

In ogni caso, dopo un percorso di studi universitario e il conseguimento di un titolo di laurea, per iniziare a operare come liberi professionisti è necessario iscriversi al proprio albo professionale, quando questo è previsto, oppure farsi una rete di contatti e iniziare a proporre i propri servizi a quelle aziende o realtà che potrebbero averne bisogno: in questo modo si avvia la propria carriera e piano piano, sempre compiendo scelte oculate, si può ampliare la propria rete e dunque i propri giri di affari.

 

Liberi professionisti: prestazione occasionale o partita IVA?

Chi intende iniziare a lavorare come libero professionista si porrà senza dubbio la domanda fatidica: è necessario aprire la partita IVA oppure no? 

Tecnicamente per iniziare a esercitare la propria professione come libero professionista non è richiesta la partita IVA: egli, infatti, può sfruttare la prestazione occasionale ed emettere un documento chiamato ritenuta d’acconto che sostituisce la fattura.

Questo però è possibile solamente se il libero professionista non deve per legge essere iscritto a un albo, se la collaborazione è di massimo 30 giorni annuali e se guadagna in un anno meno di 5.000 €: raggiunta questa soglia, è invece obbligatorio per legge possedere la partita IVA, scegliere quale tipo di regime fiscale adottare (tendenzialmente per chi inizia sarà il forfettario, che permette diverse agevolazioni e sgravi, e non l’ordinario), emettere regolare fattura per ogni servizio svolto e risultare iscritti all’INPS

Dunque per coloro che intendono lavorare (e guadagnare) in modo prevalente o totale come liberi professionisti è di fatto necessario aprire la partita IVA.

L’apertura della partita IVA, in sé, non è difficile e non prevede costi: possono bastare anche solo 24 ore ed è sufficiente rivolgersi al proprio commercialista per avviare la pratica oppure direttamente all’Agenzia delle Entrate e compilare il modello AA9/7 per le persone fisiche al fine di ottenere il proprio numero di identificazione. 

Bisogna però considerare che l’avere una partita IVA comporta alcune spese fisse (oltre naturalmente alle tasse e ai contributi che il libero professionista dovrà pagare annualmente), che sono essenzialmente le spese di gestione da garantire al commercialista al quale si affiderà la partita IVA: è sempre bene, infatti, rivolgersi a un professionista del settore per districarsi al meglio in questo complesso settore ed evitare di incappare in brutte sorprese, sanzioni o errori fiscali difficilmente poi riparabili.

Ricorda che se vuoi aprire la partita IVA ma non sai come fare, gli esperti di Xolo sono a tua disposizione, apriremo la tua Partita IVA in pochi minuti, gratuitamente, e ti daremo tutti consigli necessari per iniziare. Ci pensiamo noi: contattaci per maggiori informazioni!

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Quali lavori può svolgere un libero professionista

Per definizione, le mansioni che un libero professionista può svolgere devono essere di natura intellettuale: egli non può quindi essere un commerciante o un agricoltore ma il suo servizio deve essere di tipo creativo e, appunto, intellettuale.

Spesso bisogna essere iscritti a un albo professionale (ma la cosa non è strettamente necessaria poiché alcune attività non prevedono al momento un albo di riferimento); ad oggi in Italia ci sono 28 ordini o collegi a cui sono iscritti oltre 2.300.000 professionisti e che raggruppano i principali lavori che un libero professionista può svolgere. Tra questi ricordiamo alcuni dei più noti: il medico, l’avvocato, l’ingegnere, l’architetto, il notaio, il giornalista, il geologo, lo psicologo, l’agronomo, il farmacista, il veterinario.

Esistono anche, come dicevamo, alcuni lavori di tipo intellettuale per i quali ad oggi non esiste un albo e che sono svolti dai liberi professionisti: si riferiscono principalmente alle professioni più nuove e non ancora organizzate o regolamentate, come quella del copywriter, del fotografo, del social media manager, del grafico, dell’editor ma anche del coach sportivo, della guida turistica e così via.

 

Gli obblighi del libero professionista in Italia

Per essere un libero professionista in regola con la legislatura italiana è necessario rispettare alcuni adempimenti; nello specifico:

  • essere in possesso della partita IVA (a meno che non si raggiunga il tetto dei 5.000 € annuali di fatturato) e comunicarlo correttamente all’Agenzia delle Entrate
  • essere in possesso del proprio codice ATECO che regolamenta e circoscrive le attività di un determinato settore economico
  • aderire a un regime fiscale (forfettario o ordinario)
  • versare i contributi alla Cassa del proprio albo di riferimento o, in mancanza di esso, alla Gestione separata INPS
  • gestire correttamente la contabilità e le fatture della propria attività



I vantaggi del libero professionista

Arrivati a questo punto della guida, alcuni dei vantaggi dell’essere libero professionista sono evidenti: 

  • Il primo tra tutti è dato dal fatto di poter lavorare nella modalità, nei momenti e nei luoghi che si preferiscono, a patto naturalmente di rispettare le tempistiche e le consegne previste, in modo da riuscire a migliorare anche l’equilibrio tra la propria vita professionale e la vita privata. Ci sono senza dubbio maggiori libertà di organizzazione e di gestione.
  • Inoltre, è molto apprezzato anche il fatto di non dover recarsi tutti i giorni in un ufficio e di conseguenza eliminare problematiche con colleghi o datori di lavori, il rischio di mobbing e altri tipi di tensioni collegate al lavoro dipendente: il libero professionista è il capo di se stesso, non ha un rapporto di lavoro subordinato verso nessuno. Questo implica anche una minore spesa per i trasporti, per i pasti etc.
  • In linea di massima, c’è anche più libertà nello scegliere su che cosa lavorare e con chi, magari dopo un primo periodo di inevitabile gavetta: infatti si ha la possibilità di decidere su quali progetti concentrarsi o in quali rami della propria attività specializzarsi maggiormente, oppure si può portare avanti una propria idea di business.
  • Infine, se il lavoro procede bene, il giro dei clienti e degli affari è in crescita e la gestione economica delle entrate è prudente, potenzialmente c’è la possibilità di guadagnare molto di più rispetto a un lavoratore dipendente che ha uno stipendio fisso nel tempo, al netto di aumenti e scatti di carriera.



Gli svantaggi del libero professionista

Allo stesso tempo, nonostante i diversi vantaggi, per scegliere in modo consapevole è necessario conoscere bene anche l’altra faccia della medaglia, quella degli svantaggi che chi sceglie di essere un libero professionista rischia di incontrare.

  • Il più evidente, e il più difficile da affrontare all’inizio della propria attività, è il fatto di non avere una certezza né una garanzia di guadagno nel tempo: in alcuni momenti, infatti, possono mancare i clienti, i progetti possono essere troppo pochi o pagati in misura troppo esigua per rappresentare uno stipendio e dunque il libero professionista deve essere in grado di far fronte anche a questi periodi. Non esistono tutele di nessun tipo e non è previsto un equivalente della disoccupazione nel momento in cui cessa il rapporto di lavoro, proprio per la natura di non-subordinazione del rapporto tra il libero professionista e i suoi clienti.
  • Inoltre, anche la quantità delle entrate può essere non costante nel tempo, non esiste uno stipendio fisso né una cifra mensile sempre uguale: bisogna sapere fare bene i conti con l’incertezza.
  • Oltre a questo, può risultare difficile gestire al meglio la contabilità, e in particolare le spese per le tasse e i contributi: queste, infatti, al contrario che per i dipendenti, non vengono versate in automatico dal datore di lavoro che le sottrae allo stipendio lordo, ma devono essere pagate direttamente dal libero professionista nella dichiarazione dei redditi. Egli dunque deve sapere che, dall’incasso di una fattura, dovrà sempre togliere una certa somma di denaro da destinare appunto al versamento di tasse e contributi. Anche per questo è bene affidarsi sempre alla consulenza di un professionista.
  • Infine, ci sono anche i contro del non lavorare in ufficio: si può passare anche molto tempo da soli, rinunciando alle relazioni umane con i colleghi che spesso sono un tassello positivo e una risorsa preziosa nella vita lavorativa, ma anche umana, di ciascuno di noi.

 

Lo sappiamo, ogni percorso professionale ha i suoi ostacoli e le sue incertezza ma se vuoi far decollare la tua carriera da libero professionista ricorda che puoi sempre contare su di noi: scegli Xolo!

 

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Redditi medi dei liberi professionisti in Italia per professione

In termini di reddito complessivo, la libera professione vale oltre 40 miliardi di euro in Italia e quasi l’84% di tale reddito proviene dai professionisti iscritti alle Casse di previdenza private, ovvero sostanzialmente dai professionisti ordinistici. Permane tuttavia un forte divario tra i redditi medi dei professionisti ordinistici (attorno ai 35 mila euro,) e non ordinistici (circa 15.500 euro). Tra gli iscritti alle Casse di previdenza private, i redditi più elevati si registrano tra gli attuari (87.275 euro), i commercialisti (68.000 euro) e i consulenti del lavoro (54.855 euro) mentre chi guadagna meno sono agrotecnici, psicologi e giornalisti. 

I numeri cambiano se si guarda ai professionisti iscritti alla Gestione separata. Nel 2021 si contano oltre 400 mila professionisti attivi, per un reddito medio pro capite di circa 15.500 euro in calo rispetto ai 19 mila euro del 2010. 

Ecco alcuni numeri appartenenti ai professionisti senza Ordine Professionale iscritti a INPS:

  • progettazione e personalizzazione di software, database e pagine web > 19,609
  • attività professionali, scientifiche e tecniche > 18,699
  • attività degli studi commerciali, tributari e revisione contabile > 21,651
  • attività di consulenza gestionale > 25,394
  • attività di design specializzate > 15,522
  • altre attività professionali, scientifiche e tecniche > 18,286
  • servizi di supporto alle imprese > 14,637
  • altri servizi di istruzione > 8,987
  • altre attività di assistenza sociale non residenziale > 8,360
  • attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento > 15,755



Le differenze tra i liberi professionisti e altre categorie di lavoratori

In questo articolo abbiamo descritto le caratteristiche del lavoro del libero professionista: per evitare di fare confusione tra le varie definizioni, analizziamo ora le differenze che esistono tra il libero professionista e il lavoratore autonomo, l’imprenditore, il freelance e la ditta individuale.

Differenza tra lavoratore autonomo e libero professionista

Poiché, come abbiamo visto, il libero professionista per definizione svolge una mansione di natura intellettuale, tutti coloro che lavorano in modo non dipendente svolgendo mansioni di tipo diverso, ad esempio commerciale o manuale, sono lavoratori autonomi (ad esempio, infatti, i commercianti e gli artigiani).

La distinzione è sottile, perché sia il lavoratore autonomo che il libero professionista hanno rapporti di lavoro non subordinati e possiedono una partita IVA, ma la cosa che li differenzia è appunto la natura della loro attività professionale. 

Differenza tra imprenditore e libero professionista

Il libero professionista tecnicamente è un imprenditore, poiché si assume il rischio della propria attività. Nel momento in cui questa start-up cresce e assume dipendenti e collaboratori, l’imprenditore non è più libero professionista ma diventa il titolare di un’impresa vera e propria, come una S.r.l. 

Differenza tra ditta individuale e libero professionista

L’attività del libero professionista non costituisce una ditta individuale: quest’ultima, infatti, viene realizzata al fine di avviare un’impresa di tipo commerciale o artigianale (dunque non intellettuale), come può essere un lavoratore che opera in modo individuale come l’estetista, l’idraulico, l’elettricista, il muratore o colui che vende servizi e beni. Coloro che aprono una ditta individuale, inoltre, hanno l’obbligo di essere iscritti al registro delle imprese, onere che invece non ha il libero professionista.

Differenza tra freelance e libero professionista

Come il libero professionista, anche il freelance è un lavoratore che svolge un’attività di tipo intellettuale, dunque si può dire che il freelance è una sottocategoria dei liberi professionisti. A differenza di questi ultimi, però, in linea di massima i freelance non risultano iscritti a un albo professionale e lavorano in modo specializzato per più clienti su singoli progetti di durata limitata nel tempo: oggi le attività prevalenti per i freelance sono quelle di copywriter, fotografo, social media manager, programmatori, designer e così via.

 

Da dipendente a libero professionista

È senza dubbio possibile passare dall’essere un lavoratore dipendente all’essere un libero professionista. Chi sceglie di fare il “salto” deve innanzitutto conoscere bene i rischi a cui va incontro, le norme dei liberi professionisti nel proprio settore e l’andamento del mercato; dal punto di vista pratico, come abbiamo visto, è sufficiente che rassegni le proprie dimissioni al datore di lavoro e segua l’iter per aprire la partita IVA, possibilmente avendo già alcuni contatti di potenziali clienti per iniziare a svolgere la propria attività con un minimo di sicurezza.

 

Da libero professionista a ditta individuale

Il libero professionista, tendenzialmente, non può costituire una ditta individuale proprio perché, come spiegato nel paragrafo dedicato, egli svolge un’attività di natura intellettuale mentre l’imprenditore che costituisce una ditta individuale è per lo più un commerciante o un artigiano.

 

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In questa guida abbiamo illustrato chi è il libero professionista, passando in rassegna come funziona questo tipo di attività e le principali differenze con altri inquadramenti, oltre ai vantaggi e agli svantaggi che questo comporta. 

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