Gestione separata INPS, come iscriversi e come funziona.

Xolo
Autore Xolo
Scritto da 04 luglio, 2022 14 minuti di lettura

Se sei un libero professionista che ha preso la decisione di aprire la partita IVA, tra le prime cose che dovrai sicuramente conoscere c’è il complesso mondo delle casse previdenziali: quali sono, come funzionano, come potersi iscrivere ed eventualmente come modificare la propria iscrizione. In particolare, è bene essere informati sulla gestione separata INPS, cioè la cassa di previdenza che raccoglie tutti i liberi professionisti che non hanno una cassa specifica a cui far riferimento: la gestione separata INPS infatti ha delle regole ben precise e un apposito meccanismo di versamento dei contributi previdenziali, molto utile da capire anche per poter calcolare con esattezza il proprio guadagno netto a partire dal lordo che viene corrisposto.

In questo articolo proviamo ad analizzare e conoscere tutto quello che c’è da sapere sulla gestione separata INPS per i liberi professionisti e sul meccanismo di versamento dei contributi previdenziali.

 

Perché esistono le casse previdenziali e la gestione separata INPS

Partiamo innanzitutto dalla base e facciamo chiarezza su una questione preliminare: che cosa sono i contributi? E perché esistono le casse previdenziali, tra cui la gestione separata INPS? 

Come è noto tutti i lavoratori, nel corso del tempo, versano allo Stato, tramite le casse previdenziali, i cosiddetti contributi, cioè quelle somme di denaro che serviranno in un secondo momento a pagare le prestazioni pensionistiche (cioè essenzialmente la pensione di anzianità ma anche altre tipologie) e le prestazioni assistenziali (come i bonus e le indennità di vario tipo, che vedremo nel corso di questa guida).

Nel caso dei lavoratori dipendenti, i contributi vengono versati direttamente dal datore di lavoro, che trattiene loro una parte dello stipendio lordo dalla busta paga; nel caso dei lavoratori freelance, invece, è necessario che ciascun libero professionista provveda a versare i propri contributi alla sua cassa previdenziale di riferimento.

Ma che cos’è nello specifico una cassa previdenziale? E come si sceglie quella più idonea alla propria posizione fiscale e alla propria attività lavorativa? Proviamo a fare chiarezza in merito.

 

Cos’è una cassa previdenziale?

Poniamoci subito la domanda più importante in questo contesto: che cos’è esattamente una cassa previdenziale? La cassa previdenziale è quell’ente che gestisce i contributi previdenziali che vengono versati dai lavoratori appartenenti a una specifica categoria professionale: i contributi, come abbiamo visto, serviranno per il pagamento della pensione e delle varie indennità previste. Molte classi e attività professionali hanno una propria cassa di riferimento, dunque il libero professionista che è iscritto ad un albo dovrà anche iscriversi alla cassa afferente al proprio ordine: tra le diverse casse previdenziali esistenti, ricordiamo ad esempio la Cassa Forense per gli avvocati, l’ENPAP per gli psicologi, l’INPGI per i giornalisti, l’Inarcassa per gli architetti e gli ingegneri, l’ENPAF per i farmacisti, l’ENPAV per i veterinari, la CIPAG per i geometri e via dicendo per molte altre categorie professionali. 

Se però un lavoratore freelance e libero professionista esercita una professione per cui al momento non esiste né un ordine, né un albo, né una cassa previdenziale di riferimento, dovrà iscriversi alla gestione separata INPS: analizziamola meglio insieme per capire che cos’è, chi può e deve iscriversi e come funziona.

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Gestione separata INPS per liberi professionisti: che cos’è e chi può iscriversi

Che cos’è la gestione separata INPS

Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, non tutte le libere professioni afferiscono a uno specifico ordine o albo, e di conseguenza a una cassa previdenziale: per colmare questo vuoto è stato istituito un apposito ente pubblico, denominato Gestione separata INPS, entrato in vigore nel 1995 con la Riforma Dini (il riferimento specifico è la legge n. 335/95, art. 2, comma 26), che prevede un numero di matricola personale e un cassetto previdenziale assegnato a ciascun contribuente per regolarizzare e monitorare la propria posizione contributiva.

La funzione della gestione separata INPS è la medesima delle casse previdenziali analizzate in precedenza, e cioè la raccolta dei contributi per garantire le prestazioni pensionistiche (ad esempio la pensione di anzianità, quella di reversibilità, quella di invalidità e via dicendo) e le prestazioni assistenziali (tra cui l’indennità di malattia, l’indennità di infortunio, l’indennità di maternità e paternità, varie tipologie di bonus, etc.) ai liberi professionisti che non sono iscritti a uno specifico ordine o albo, come ad esempio i coach, i logopedisti, i professionisti del web, i copywriter, gli operatori socio-sanitari, gli osteopati, gli operatori olistici, gli interior design e diverse altre figure per le quali al momento non sono previste regole specifiche e legislazioni a livello nazionale.

 

Chi può iscriversi alla gestione separata INPS

Ecco dunque in sintesi i principali requisiti per coloro che intendono (e che sono obbligati a) iscriversi alla gestione separata INPS:

  • il libero professionista deve svolgere un’attività riconducibile esclusivamente alla sfera intellettuale e artistica, non a quella artigianale o commerciale, e che non afferisce ad alcuna cassa previdenziale specifica e non risulta iscritto ad altro albo ed elenco professionale
  • l’attività professionale deve essere svolta in maniera continuativa e le prestazioni devono essere ripetute nel corso del tempo
  • la forma di lavoro del libero professionista è quella autonoma, in cui tempi, modalità e luoghi vengono decisi dal freelance e non dal datore di lavoro, verso il quale non c’è alcun vincolo di subordinazione
  • l’attività professionale svolta dal lavoratore freelance deve essere personale e individuale, cioè eseguita dal singolo lavoratore, o al massimo da più freelance che lavorano in modo associato, ma senza la costituzione di un’associazione giuridica alle spalle.

 

Inoltre, ci sono altre tipologie di lavoratori che non sono liberi professionisti ma che hanno comunque l’obbligo di iscrizione alla gestione separata INPS, e che essenzialmente sono riconducibili alle seguenti categorie:

    • i lavoratori autonomi occasionali che superano i 5.000 € annui di reddito imponibile da parte della totalità dei committenti e dei clienti nell’arco di dodici mesi;
    • coloro che lavorano con contratti di collaborazione coordinata e continuativa (noti anche come lavoratori co-co-co; l’iscrizione alla gestione separata INPS in questo caso deve essere eseguita dallo stesso datore di lavoro e non dal collaboratore);
    • coloro che lavorano vendendo porta a porta con contratto di lavoro autonomo il cui fatturato annuo supera i 6.410,26 €, come previsto dalla legge n. 426/71 all’articolo 36;
    • gli spedizionieri doganali che non hanno un contratto da lavoratore dipendente;
    • i beneficiari delle borse o degli assegni di studio per il dottorato di ricerca universitario all’interno delle università italiane; anche in questo caso l’iscrizione alla gestione separata INPS è a carico del datore di lavoro;
    • i medici che stanno svolgendo la formazione specialistica;
    • gli amministratori locali;
    • i volontari del Servizio Civile Nazionale;
    • gli associati in partecipazione di un’azienda.


Abbiamo dunque visto quali categorie professionali hanno l’obbligo di effettuare l’iscrizione alla gestione separata INPS. La prossima domanda a cui dovremo dare una risposta, dunque, è: ma come ci si iscrive alla gestione separata INPS?

 

Liberi professionisti: come iscriversi alla gestione separata INPS

Il procedimento di adempimento è semplice: i lavoratori che aprono la partita IVA devono contestualmente, entro massimo 30 giorni dall’avvio dell’attività, iscriversi alla gestione separata INPS attraverso la compilazione dell’apposito modulo, e cioè il modello SC04, che si può scaricare direttamente dal sito dell’INPS all’indirizzo www.inps.it/serviziperilcittadino, utilizzando l’identità digitale SPID (acronimo che sta proprio a indicare il Sistema Pubblico di Identità Digitale), oppure si può reperire in formato cartaceo presso gli sportelli INPS. 

I dati essenziali da inserire nel modulo sono quelli anagrafici, il codice fiscale, la tipologia dell’attività svolta, indicata tramite il codice ATECO di riferimento, il numero della partita IVA e la data di inizio dell’attività professionale.

Una volta adeguatamente compilato, il modulo deve essere poi inviato all’INPS in via telematica oppure attraverso il Contact Center Multicanale chiamando il numero verde 803 164 per completare l’iscrizione.

È importante in questo caso prestare attenzione al tipo di domanda di iscrizione che si invia: i liberi professionisti, infatti, dovranno compilare e mandare il modulo intitolato “Domanda di iscrizione per liberi professionisti”, da non confondere con il modulo che è invece chiamato “Domanda di iscrizione per para-subordinati”, che è invece riservato appunto ai lavoratori para-subordinati e alle categorie ad essi assimilabili, (cioè quelle analizzate nel secondo elenco puntato di questo paragrafo, dai lavoratori co-co-co ai beneficiari di borse di studio, dai venditori porta a porta agli spedizionieri doganali, dai volontari del Servizio Civile agli amministratori locali).

 

Iscrizione alla gestione separata INPS in ritardo: come risolvere?

Abbiamo analizzato la modalità e le tempistiche con cui bisogna iscriversi alla gestione separata INPS per i liberi professionisti: e cosa succede se invece non si effettua la regolare iscrizione alla gestione separata INPS entro i 30 giorni previsti dalla legge a partire dall’avvio dell’attività, ma la si effettua in ritardo? 

Bisogna in tal caso procedere con l’iscrizione tardiva, che è una prassi in realtà abbastanza diffusa nel panorama contemporaneo, dal momento che esiste un vuoto legislativo in merito ad una eventuale sanzione in caso di mancata iscrizione entro il termine del trentesimo giorno. Per questo motivo, al momento del versamento dei contributi durante la dichiarazione dei redditi, il libero professionista viene iscritto d’ufficio alla gestione separata INPS, andando così a sistemare la propria posizione contributiva in maniera automatica anche se non è stata eseguita una iscrizione ufficiale tramite l’apposito modulo nella procedura sopra indicata.

 

Che cosa succede se non mi iscrivo alla gestione separata INPS?

E invece, cosa può succedere se un libero professionista non si iscrive alla gestione separata INPS? Come spiegato nel paragrafo precedente, se non si effettua la procedura di iscrizione alla gestione separata INPS tramite la procedura analizzata (che, ricordiamo, prevede l’invio entro 30 giorni dall’inizio dell’attività dell’apposito modello SC04 compilato con tutti i dati richiesti), quando il contribuente si trova a versare i contributi, l’iscrizione alla gestione separata INPS verrà eseguita in automatico e d’ufficio, traendo le varie informazioni dal modello compilato da parte del libero professionista per la regolare dichiarazione dei redditi.

 

Come un libero professionista può verificare la propria iscrizione alla gestione separata INPS

Se si ha un dubbio in merito all’avvenuta iscrizione alla gestione separata INPS, il modo più rapido e sicuro per verificare lo stato della propria posizione contributiva, e dunque dell’avvenuta iscrizione alla gestione separata INPS, è senza dubbio quello di analizzare l’estratto conto contributivo presente sullo stesso sito dell’INPS, che è l’apposito documento in cui vengono raccolti tutti gli accrediti contributivi del libero professionista e su cui viene indicata anche la data di iscrizione alla gestione separata. 

Una volta effettuata l’iscrizione, essa rimarrà valida per sempre, a vita, anche se il contribuente in futuro dovesse trovarsi a chiudere l’attività, come analizzeremo meglio in un successivo paragrafo dedicato.

 

Gestione separata INPS liberi professionisti: come funziona e che cosa garantisce

Dopo aver analizzato che cos’è e come si effettua l’iscrizione, è giunto il momento di vedere nel dettaglio come funziona la gestione separata INPS e che cosa garantisce ai liberi professionisti che vi si iscrivono. 

La gestione separata INPS, dicevamo, è di fatto equiparata alle casse previdenziali degli ordini e degli albi professionali. Tramite il versamento regolare dei contributi previdenziali quindi garantisce, nel dettaglio:

    • la pensione di anzianità, in proporzione ai contributi versati, dopo un determinato numero di anni di lavoro;
    • la pensione supplementare;
    • la pensione anticipata (gli uomini devono maturare almeno 42 anni e 10 mesi di contributi, per le donne invece sono necessari 41 anni e 10 mesi di contributi);
    • la pensione di invalidità;
    • la pensione di inabilità;
    • la pensione indiretta destinata a eventuali familiari del lavoratore deceduto prima dell’età pensionabile;
    • diversi tipi di sussidi, indennità e bonus, come quelli erogati per supportare la ripresa delle attività professionali in seguito alla pandemia di questi due anni, ad esempio l’iniziale bonus di 600 € destinato alle partite IVA o quello per i lavori di sanificazione degli ambienti di lavoro.

 

Vediamo ora nel dettaglio due tipologie particolari di garanzie derivanti dalla gestione separata INPS, cioè il caso dell’indennità di malattia e quello dell’indennità di maternità (o di paternità).

 

L’indennità di malattia nella gestione separata INPS

La gestione separata INPS assicura una indennità economica in caso di malattia o di degenza ospedaliera che impedisca il regolare svolgimento dell’attività lavorativa, in riferimento alla legge n. 335 dell’8 agosto 1995, articolo 2 comma 26. 

La durata del periodo di malattia è sempre superiore ai 20 giorni e può perdurare fino a un sesto della totale durata del rapporto lavorativo, cioè non oltre i 61 giorni in un anno. L’indennità prevista per il ricovero ospedaliero è pari a tutte le giornate impiegate per il ricovero fino a metà annualità (comprese quelle eventualmente utilizzate per il day hospital), cioè 180 giorni, e ad essa sono equiparate anche alcune tipologie di trattamento terapeutico come quello oncologico, quello per le patologie croniche e per patologie degenerative oppure quelli volti a curare una situazione che rende inabili totalmente al lavoro.

L’indennità in caso di malattia può essere corrisposta in maniera pari all’8% (da uno a quattro mesi), al 12% (da cinque a otto mesi) o al 16% (da nove a dodici mesi) dell’importo ottenuto dividendo per 365 (giorni totali di un anno) il massimale contributivo che è previsto nell’annualità in cui ha inizio la malattia, avendo come punto di partenza la contribuzione che è stata attribuita nelle 12 mensilità precedenti. 

Secondo lo stesso ragionamento e in base agli stessi scaglioni temporali, l’indennità versata in caso di degenza in ospedale (e dei trattamenti ad essa assimilati) raddoppia, diventando pari al 16% (da uno a quattro mesi), al 24% (da cinque a otto mesi) o al 32% (da nove a dodici mesi).

Per potere accedere a questo tipo di indennità, esattamente come avviene per i lavoratori dipendenti, deve essere presentato il regolare certificato di malattia da parte del medico curante e deve essere stata versata almeno una mensilità di piena contribuzione alla gestione separata INPS nei dodici mesi precedenti all’inizio della malattia o del ricovero ospedaliero. Sempre come nel caso dei lavoratori dipendenti, inoltre, il contribuente deve rendersi reperibile presso il proprio domicilio nelle tempistiche previste per le consuete visite mediche di controllo.

 

L’indennità di maternità (o di paternità) nella gestione separata INPS

La gestione separata INPS, secondo la circolare n. 109 del 2008, garantisce l’indennità di maternità e di paternità, cioè quel periodo di astensione dall’attività lavorativa che viene comunque retribuito in occasione della nascita di un figlio (ma anche nei casi di affidamento e di adozione di un minore), esattamente con le stesse modalità messe in atto per i lavoratori dipendenti. L’indennità di maternità e di paternità viene erogata dall’INPS anche nel caso in cui, per un qualsiasi motivo, il genitore non possa astenersi dal lavoro.

La durata della maternità con la gestione separata INPS è la stessa delle lavoratrici dipendenti: ha una durata totale di cinque mesi e, nella sua versione standard, ha inizio due mesi prima rispetto alla data ipotizzata per il parto e termina tre mesi dopo la nascita del bambino. La libera professionista può scegliere con flessibilità di posticipare l’inizio del periodo di maternità a un solo mese prima del parto (ottenendo così 4 mesi dopo la nascita del bambino) o addirittura alla data del parto (conservando tutti i 5 mesi previsti per quando il bambino è già nato), a patto che questo non comprometta in alcun modo né la condizione di salute della madre né quella del nascituro. 

Il periodo di astensione dal lavoro può essere esteso in caso di gravidanza a rischio oppure di attività lavorativa incompatibile con la gravidanza, e il giorno del parto viene conteggiato come giornata a parte. 

Nel caso di un parto gemellare, inoltre, è bene sapere che la durata prevista per l’indennità di maternità non varia rispetto al caso del parto di un singolo bambino. 

Nel caso di interruzione di gravidanza dopo il sesto mese di gestazione (cioè oltre i 180 giorni), nel caso di morte del bambino al momento della nascita oppure nel periodo di maternità indennizzabile, la libera professionista può comunque usufruire dell’intero periodo di maternità prevista dalla gestione separata INPS.

Il congedo di paternità può essere richiesto nei casi di grave infermità o di morte della madre, di abbandono del figlio da parte della madre oppure di affido esclusivo del bambino al padre.

Anche in questo caso, il requisito per poter fare richiesta dell’indennità di maternità o di paternità è che sia stata versata almeno una mensilità di contribuzione con aliquota piena nell’annualità (12 mesi) precedente all’inizio del periodo di maternità. 

L’indennità di maternità viene versata dall’INPS tramite un accredito sul conto corrente postale, sul conto corrente bancario oppure tramite bonifico, e corrisponde all’80% di 1/365 del reddito derivante dall’attività di libero professionista.

Per approfondimenti in materia, è possibile consultare il sito dell’INPS o fare riferimento alla circolare n. 93 del 26 maggio 2003.

 

Gestione separata INPS per liberi professionisti: come si calcolano esattamente e come si versano i contributi

Abbiamo visto i principali diritti che la gestione separata INPS garantisce: ma come si calcolano i contributi? E inoltre, nel caso di un libero professionista titolare di partita IVA e iscritto alla gestione separata INPS, chi deve versare i contributi? Non il datore di lavoro, come avviene invece per i lavoratori dipendenti e per i lavoratori para-subordinati sopra analizzati, bensì lo stesso freelance, che al momento della stesura di un preventivo per un cliente deve tenere presente che una fetta del proprio compenso lordo, oltre che al pagamento delle tasse, sarà destinata appunto al versamento dei contributi previdenziali. 

I contributi previdenziali vengono versati attraverso la compilazione del modello F24 al momento della scadenza fiscale delle imposte sul reddito.

Ma a quanto ammontano i contributi annui? Questo è un valore variabile che dipende dal reddito del lavoratore, dunque i contributi da versare vengono calcolati in proporzione al fatturato totale dell’anno. Nella gestione separata INPS non ci sono contributi fissi sul minimale (come avviene invece in altri tipi di casse), ma ciascun libero professionista paga i contributi in rapporto al valore dell’incasso in base a una specifica percentuale, detta aliquota contributiva. E a che cosa corrisponde questa aliquota?

Il valore dell’aliquota contributiva viene stabilito dall’INPS di anno e in anno, e per il 2024 per la categoria dei liberi professionisti è pari al 26,07% (percentuale data dal 25% di IVS – Invalidità, Vecchiaia e Superstiti + lo 0,72% di aliquota aggiuntiva + lo 0,35% di ISCRO – Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa): ricordiamo però che tale percentuale non deve essere calcolata sul fatturato lordo (cioè sul totale delle fatture emesse in un anno) ma sul reddito lordo (cioè su quel che resta del fatturato dopo che è stato sottratto il coefficiente di redditività, ovvero la percentuale stabilita in base alla tipologia di attività dal codice ATECO). 

Sempre per l’anno 2024, per altri tipi di contribuenti l’aliquota può variare da un minimo del 24% (per i soggetti che sono titolati di pensione o che sono provvisti di una differente tutela pensionistica obbligatoria) a un massimo del 35,03% (per i soggetti che non sono assicurati con altre forme di pensione obbligatoria e per cui è prevista la contribuzione aggiuntiva Dis-Coll).

Inoltre, sottolineiamo che per l’annualità 2024 il massimale di reddito è pari a 119.650,00 €, oltre il quale non verrà applicata l'aliquota previdenziale di riferimento.

È bene ricordare, inoltre, che è sempre possibile per i liberi professionisti, previo accordo con il cliente, segnalare in fattura il 4% di rivalsa INPS, che viene aggiunta all’importo condiviso con il cliente e che quindi si va a sottrarre al valore dell’aliquota INPS, in base alla legge n. 662 del 1996, articolo 1, comma 212. Ricordiamo però che questo 4% viene a costituire parte del reddito totale tassabile del libero professionista.

Facciamo ora due esempi pratici per capire meglio e nel concreto come effettuare il calcolo dei contributi nella gestione separata INPS: vediamo nel dettaglio il caso di Maria e quello di Sabrina. 

 

Esempi di calcolo dei contributi nella gestione separata INPS

Maria, libera professionista di 30 anni, è una illustratrice: quasi tutte le professioni cosiddette “innovative” (come quelle legate al web) e artistiche hanno un reddito lordo che equivale al 78% del fatturato totale; dunque, l’aliquota che Maria sarà tenuta ad applicare per calcolare i contributi che dovrà versare alla gestione separata INPS è del 26,07% sul 78% del suo fatturato annuo.

Sabrina, invece, ha 40 anni ed è una personal trainer: per la sua categoria professionale, così come per tutti i coach, gli insegnanti privati e altre categorie assimilabili, il reddito lordo è del 67% sul fatturato annuo; dunque, Sabrina dovrà calcolare l’aliquota del 26,07% sul 67% del suo fatturato totale annuo.

 

Che cosa succede se non si versano correttamente i contributi INPS?

Ma che cosa può accadere nel caso in cui un libero professionista non effettui il versamento dei propri contributi? Il corretto e regolare versamento dei contributi INPS è naturalmente obbligatorio, e nello specifico va effettuato entro il giorno 30 giugno di ogni annualità in riferimento ai redditi dell’anno precedente, pena una sanzione economica o, in alcuni casi, anche penale, in seguito alla quale il libero professionista rischia il pignoramento del proprio stipendio, del proprio conto corrente, del proprio immobile o di altri beni in suo possesso.

Ci si può rimettere in pari con il versamento dei contributi entro cinque anni dalla data del regolare versamento: a partire dal sesto anno, invece, non è più possibile regolarizzare la propria posizione contributiva, a meno che non sia lo stesso datore di lavoro, che aveva erroneamente omesso il versamento per il proprio collaboratore, ad effettuare la denuncia del mancato pagamento, e in questo caso i termini della prescrizione raddoppiano, arrivando ad avere dieci anni per potersi mettere in pari con il regolare versamento di tutti i contributi dovuti.  

Nel caso in cui, invece, sia lo stesso INPS ad accorgersi del mancato versamento prima della segnalazione della proscrizione, viene emesso immediatamente un avviso di addebito, cioè un atto esecutivo che ha lo stesso valore e la stessa funzione della cartella esattoriale di pagamento, e il contribuente ha l’obbligo di versare l’importo previsto dall’avviso di addebito entro e non oltre i 60 giorni dalla data di notifica di tale avviso da parte dell’INPS.

 

Come apportare una modifica nell’iscrizione alla gestione separata INPS

A volte può rendersi necessaria una modifica nell’iscrizione alla gestione separata INPS di un libero professionista: sul portale dell’INPS è prevista questa possibilità tramite un apposito servizio che consente di variare e di rettificare la propria posizione assicurativa e contributiva. Viene infatti data la possibilità di verificare le informazioni personali e poi, una volta rilevata una inesattezza in merito al proprio estratto conto contributivo, è possibile inviare una segnalazione volta a correggere l’errore in questione.

 

Come eseguire la cancellazione dell’iscrizione alla gestione separata INPS

Può infine verificarsi il caso in cui un libero professionista, una volta cessata la propria attività lavorativa, desideri cancellare l’iscrizione alla gestione separata INPS: come accennato in precedenza, non è possibile eliminare la propria iscrizione tramite il portale online. Per farlo è necessario compilare un apposito modulo in formato cartaceo, in cui bisogna inserire i propri dati anagrafici, la tipologia di attività lavorativa e la data di cessazione dell’attività professionale, ma tale procedura è considerata relativamente inutile dal momento che non sono richiesti costi o contributi fissi per l’iscrizione alla gestione separata INPS, dunque si può tranquillamente continuare a risultare iscritti anche se l’attività lavorativa del libero professionista è nel frattempo cessata, senza incorrere in alcun tipi di problema.

 

Sei un libero professionista e hai dubbi sulla gestione separata INPS? Affidati a Xolo!

In questo articolo abbiamo provato a capire meglio la gestione separata INPS per liberi professionisti, che cos’è e come funziona, chi può iscriversi, come eventualmente modificarla e come calcolare quanti contributi versare. 

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