Il lavoro da libero professionista ha senza dubbio alcuni vantaggi, come la maggior libertà nella gestione della propria attività lavorativa, ma tra le cose importanti da ricordare c’è il fatto che i lavoratori autonomi hanno l’onere di pagare direttamente le tasse e i contributi, cosa che invece non spetta ai lavoratori dipendenti, perché questa operazione viene fatta dal datore di lavoro trattenendo gli importi dalla busta paga e versando allo Stato quanto dovuto.
Per poter versare i contributi ed essere in regola dal punto di vista fiscale, i lavoratori autonomi devono aver effettuato l’iscrizione alle Casse di previdenza per liberi professionisti. Ma di cosa si tratta nello specifico? Cerchiamo di vederci chiaro.
Prima di andare ad analizzare nel dettaglio cosa sono le Casse di previdenza per liberi professionisti, è necessario conoscere bene il significato del termine e del concetto di “contributi”. I contributi si dividono in due macro-tipologie:
I contributi da versare dipendono dalla Cassa previdenziale a cui il lavoratore appartiene, come vedremo meglio nel corso di questo articolo. Ad ogni modo, in linea generale i principali contributi da pagare ogni anno sono i seguenti:
Ora che abbiamo analizzato i diversi tipi di contributi, è necessario dare una definizione di Casse previdenziali per liberi professionisti. In sintesi, queste non sono che enti preposti dalla legge a gestire i contributi versati dai liberi professionisti, in base alla categoria cui afferisce la loro attività.
In Italia esistono diverse casse di previdenza per liberi professionisti:
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Medici, notai, psicologi, architetti e avvocati sono solo alcune delle categorie di lavoratori che, per poter esercitare la propria attività in modo regolare, hanno l’obbligo di iscriversi ad un Albo professionale e che, di conseguenza, devono effettuare l’iscrizione anche alla cassa previdenziale della propria categoria.
Questo è l’elenco di tutte le principali Casse di previdenza per liberi professionisti iscritti a un Albo che sono attive ad oggi in Italia, in conformità con i principi enunciati all’articolo 38 della Costituzione:
Le Casse di previdenza, come anticipato, hanno la stessa funzione che svolge l’INPS per i lavoratori dipendenti, per gli artigiani, i commercianti i coltivatori e i collaboratori: riscuotono e gestiscono i contributi dei lavoratori ad esse iscritti, con lo scopo di fornire prestazioni previdenziali, assistenziali e di sostegno al reddito, come abbiamo visto in precedenza.
Una cosa importante da sapere è che, benché siano privatizzate, le casse di previdenza per liberi professionisti afferenti a un Albo sono comunque vigilate dallo Stato, in quanto il fine che perseguono è di interesse pubblico.
Il fatto che siano privatizzate garantisce autonomia privata a ciascun Ente, mentre la natura pubblica delle attività è ciò che giustifica l’iscrizione e la contribuzione obbligatoria per i lavoratori autonomi alle Casse professionali. Proprio il fatto che queste professioni abbiano una funzione pubblica consente inoltre l’esistenza della possibilità di intervento da parte dello Stato senza che la natura privata degli Enti venga compromessa: lo Stato ad esempio può effettuare controlli, atti di vigilanza, atti autorizzativi e può intervenire in caso di crisi a livello economico-finanziario.
Per queste casse previdenziali, inoltre, i contributi vengono calcolati in base al reddito, agli investimenti finanziari e al volume d’affari dichiarato, anche se ogni cassa ha il suo proprio regolamento, in base al quale si stabiliscono sia i requisiti minimi per accedervi che i servizi erogati. L’autonomia di questo tipo di casse di previdenza per liberi professionisti, infatti, determina la libertà di affiancare a prestazioni come pensioni di anzianità, di invalidità e di reversibilità anche altri trattamenti, che possono essere comuni a più casse o specifici di una sola, a seconda della categoria di lavoratori che tutela. Ad ogni modo, oltre al fine pensionistico sempre presente, tutte le Casse previdenziali hanno l’obbligo di assicurare una solidità finanziaria a lungo termine, garantendo la stabilità di gestione.
Il meccanismo di funzionamento delle Casse previdenziali è analogo a quello dell’INPS, cioè “a ripartizione” con un sistema di finanziamento misto: i contributi versati dai liberi professionisti iscritti pagano le pensioni correnti.
Di fronte a uno scenario simile, era doveroso, per lo Stato, introdurre una normativa dedicata, riscontrabile in due principali provvedimenti:
Per tutti gli altri liberi professionisti – quelli, cioè, che non sono iscritti a uno specifico Albo professionale – esiste la Gestione Separata INPS. Per esempio, se si svolge la professione di web designer, occorre iscriversi alla Gestione Separata per poter versare regolarmente i contributi previdenziali annuali e ricevere così, al termine del percorso lavorativo, le pensioni e le prestazioni assistenziali spettanti.
Infatti, non esistono Casse previdenziali specifiche per tutti i tipi di attività professionale, in particolare non ne esiste una apposita per i freelance: per colmare questa mancanza, dunque, la Riforma Dini del 1995 (Legge n.335/95, articolo 2 comma 26) ha istituito per l’appunto la Gestione Separata INPS.
Questo Ente pubblico ha lo scopo di assicurare la pensione e tutte le altre prestazioni ai liberi professionisti che non hanno una Cassa previdenziale di appartenenza e che svolgono attività professionali che non richiedono una specifica abilitazione o iscrizione a un Ordine o a un Albo e non hanno proprie regolamentazioni, sia perché si tratta di professioni nate di recente (come ad esempio il social media manager o il consulente web marketing, ma anche il blogger, l’influencer e lo youtuber di professione) sia perché sono esercitate da un numero ridotto di lavoratori. In realtà, non possiedono una Cassa di riferimento anche diverse altre tipologie di professionisti, come i logopedisti, gli OSS (operatori socio-sanitari) e gli OSA (operatori di sicurezza alimentare), i coach e i personal trainer, gli igienisti dentali, gli operatori olistici, gli osteopati e altre categorie.
Esistono alcuni requisiti che occorre soddisfare per accedere all’iscrizione alla Gestione Separata INPS, e cioè:
Le prestazioni professionali dei liberi professionisti si devono ben distinguere dalle altre tipologie di attività di impresa, cioè devono potersi distinguersi per la caratteristica della “personalità”: l’attività è eseguita da un solo lavoratore, o al massimo da più lavoratori che si riuniscono in forma associata senza alcun vincolo di associazione giuridica tra loro.
L’iscrizione alla Gestione Separata INPS, tuttavia, è prevista anche per categorie di professionisti il cui profilo può apparire più, per così dire, borderline, come per esempio:
Ora che abbiamo visto chi ha l’obbligo di iscriversi alla Gestione separata INPS e quali sono i requisiti necessari per farlo, proviamo a capire il suo meccanismo di funzionamento. La Gestione separata INPS funziona esattamente come le Casse previdenziali specifiche che abbiamo analizzato in precedenza per quanto riguarda il fine ultimo, e come l’INPS per i lavoratori subordinati.
Essa, dunque, garantisce essenzialmente:
Oltre a questo, la Gestione separata INPS fornisce diversi tipi di bonus, sussidi e indennità, come ad esempio quelli istituiti per far fronte alle pesanti conseguenze economiche dovute alla pandemia da Covid-19, come ad esempio il bonus per la sanificazione dei luoghi di lavoro, il sussidio per l’acquisto di computer e di abbonamenti a Internet e molti altri.
Una peculiarità della Gestione separata INPS è il fatto che i contributi previdenziali in questo caso vengono calcolati su base percentuale rispetto al reddito del libero professionista, dunque non ci sono contributi fissi da versare, come al contrario avviene nelle altre Casse previdenziali. Dunque, gli importi da pagare saranno tanto maggiori quanto più alto sarà il fatturato annuo, e nel caso in cui il reddito sia pari a zero il libero professionista non sarà tenuto a pagare alcun importo, poiché non sono previsti contributi fissi sul minimale, cosa che comporta un piccolo vantaggio rispetto ad altri tipi di Casse previdenziali.
A livello generale, la percentuale di contributi da versare viene stabilita dall’INPS e viene lievemente rivista e aggiornata ogni anno: nel 2023 l’aliquota era pari al 25,23%, nel 2022 al 25,72% mentre nel 2024 è passata al 26,07% del reddito lordo (attenzione, non del fatturato lordo, dunque non bisogna fare il calcolo sul totale delle fatture che sono state emesse nell’anno). Per individuare il reddito lordo è necessario conoscere il codice ATECO della propria attività professionale: per moltissimi freelance iscritti al regime forfettario questo corrisponde al 78% del fatturato totale, mentre per altre categorie (tra cui gli osteopati e i docenti privati) esso corrisponde al 67% del fatturato totale.
In questo articolo abbiamo affrontato il tema dei contributi e delle Casse previdenziali per i liberi professionisti: vuoi saperne di più? Affidati a Xolo: avrai a disposizione il consiglio fidato e il parere esperto dei nostri consulenti. Scopri tutti i vantaggi di dei servizi attivi e disponibili sulla nostra piattaforma!
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