Ti piacerebbe smettere di lavorare come dipendente e avviare una carriera in proprio? Hai analizzato i rischi e i benefici, i vantaggi e gli svantaggi di entrambe le opzioni? Ti sei mai chiesto come diventare freelance in Italia, quali sono le tariffe e i costi di un lavoratore autonomo?
Scopriamo insieme quali sono gli step necessari per avviare una carriera come lavoratore autonomo, cosa significa lavorare in autonomia e in cosa differisce dal lavoro come dipendente e quali sono gli accorgimenti e le buone pratiche da mettere in atto per costruire la propria carriera al meglio.
Un freelance è un lavoratore autonomo che può offrire le proprie prestazioni a più committenti. Si tratta di una figura professionale sempre più diffusa, per svariate ragioni:
Un’altra specifica molto importante per definirsi freelance consiste nel tipo di lavoro che si svolge: questa figura professionale, infatti, offre un servizio di carattere squisitamente intellettuale. Rientrano dunque in questa categoria professioni come il copywriter, il giornalista, il ghost writer, il web designer, il grafico o il fotografo. Idraulici, elettricisti, falegnami, imbianchini o parrucchieri, invece, pur essendo anch’essi lavoratori autonomi a tutti gli effetti, non sono considerati freelance, ma piuttosto artigiani o titolari di una ditta individuale.
Vediamo in modo sintetico quali sono le differenze tra il lavoro da dipendente e il lavoro da freelance, con i pro e i contro di ciascuna strada, in modo da essere certi di non sottovalutare alcun aspetto nella scelta della propria carriera.
I punti centrali da considerare sono essenzialmente tre:
Un lavoratore dipendente ha un orario di lavoro fisso e prestabilito e, tendenzialmente, un luogo di lavoro fisso, cioè un ufficio in cui recarsi quotidianamente.
Un freelance, come indica il nome stesso che significa letteralmente “libero da vincoli”, invece regola il proprio lavoro in base alla mole di attività da svolgere (il che è sia un pro che un contro!) e può decidere di lavorare quando vuole (ovviamente rispettando le scadenze prefissate) e dove vuole, potendosi gestire a proprio piacimento il tempo libero e le ferie. Il contro di questo aspetto è che c’è il rischio che il freelance non possa mai del tutto “staccare la spina”, dal momento che è l’unico responsabile della propria attività lavorativa
Il lavoratore dipendente ha uno stipendio fisso mensile, che non varia (se non consideriamo eventuali premi, bonus o aumenti una tantum), mentre il freelance ogni mese può avere un guadagno diverso, anche molto più alto di quello di un dipendente se le cose funzionano bene.
Allo stesso modo, però, ci potrebbero essere dei periodi in cui le richieste di lavoro sono minori e il freelance si ritroverà con guadagni anche molto bassi o nulli; dunque, bisogna sempre prevedere questa possibilità e attrezzarsi di conseguenza con la gestione delle entrate e delle uscite, per evitare di rimanere al verde. Inoltre, il lavoratore dipendente nel proprio stipendio ha incluse delle garanzie quali il TFR, le ferie, l’indennità di malattia, la disoccupazione, la tredicesima e altri eventuali bonus, mentre il freelance non ha nessuna di queste tutele
Le spese quotidiane, tendenzialmente, sono molto inferiori per un lavoratore freelance, proprio perché può lavorare da casa, azzerando così i costi di spostamento e dei pasti fuori casa, che invece spesso sono in carico ai dipendenti. Il freelance deve però considerare un investimento iniziale per avviare la propria attività.
L’argomento, spesso ostico, delle tasse e dei contributi è inoltre un punto cruciale da tenere bene a mente se si vuole intraprendere la carriera da freelance: nel caso del dipendente, tasse e contributi vengono trattenuti dalla busta paga mensile del lavoratore e versati all’Agenzia delle Entrate direttamente dal datore di lavoro, e il dipendente riceverà così uno stipendio netto. Un freelance, invece, al termine di un’attività professionale emetterà al proprio cliente una fattura che riporta il prezzo concordato al lordo di qualsiasi spesa, che sarà dunque in capo al freelance stesso. Il guadagno netto del freelance, togliendo le spese per le tasse e i contributi, è notevolmente inferiore rispetto al guadagno lordo che si vede accreditare sul proprio conto corrente: è bene fare molta attenzione a questo fatto, in modo da non avere brutte sorprese al momento del versamento dei tributi.
Il primo passo per non complicarsi la vita da freelance? Avere il giusto alleato per gestire tutti gli aspetti fiscali e contabili della tua attività. Con Xolo non sarai più solo! Bye bye burocrazia, benvenuta serenità!
Abbiamo visto le differenze tra il lavoro dipendente e quello autonomo, prendendo in considerazione i principali pro e contro di entrambi. Se, dopo un’attenta analisi, sei ancora intenzionato a diventare freelance, ecco come fare per trasformare il tuo progetto in realtà.
Secondo un’indagine Eurostat del 2018, in Italia ci sono più di 5 milioni di freelance, dato che colloca il nostro Paese al primo posto per lavoratori autonomi in Europa, seguito dalla Gran Bretagna con 4,7 milioni e dalla Germania con 4 milioni di freelance.
La procedura per diventare freelance nel nostro Paese, di per sé, è molto semplice. La prima cosa da fare è inquadrare correttamente la propria attività sul piano fiscale e giuridico e successivamente aprire la partita IVA.
Una volta espletati tutti gli oneri burocratici necessari, è possibile dare il via ufficialmente alla propria attività indipendente. A questo proposito, per tutelarsi maggiormente si può stipulare un contratto per freelance: pur non essendo obbligatorio, un documento scritto molte volte può rivelarsi molto utile per evitare incomprensioni o dubbi tra il lavoratore e i propri committenti e per definire il compenso da versare a fronte delle prestazioni ricevute. Tra i contratti più comuni per i freelance ricordiamo, per esempio, quello di fornitura di servizio e quello di realizzazione d’opera.
Per quanto riguarda, invece, l’aspetto relativo ai costi, diventare freelance è un percorso che non comporta oneri eccessivi dal punto di vista economico.
Questi professionisti, come abbiamo visto, possono infatti beneficiare del regime forfettario, una tipologia di partita IVA che garantisce agevolazioni fiscali per chi inizia una nuova attività e presenta un reddito fino a 85.000 euro l’anno, con un’imposta del 5% per i primi 5 anni, che sale al 15% a partire dal sesto anno. I freelance che aderiscono al regime forfettario, inoltre, hanno meno adempimenti contabili, come l’esenzione dall’IVA; quindi, anche farsi assistere da un commercialista per la gestione dell’attività risulta essere nel complesso meno oneroso rispetto ad altre categorie di lavoratori autonomi.
Per poter sostenere in tranquillità le spese previste dalla gestione della partita IVA, come il versamento di contributi e tasse, e ottenere il giusto guadagno, il freelance dovrà proporre ai suoi clienti delle tariffe che tengano conto di questo. Sarà dunque necessario proporre dei prezzi sulla base del tempo che il freelance impiega nello svolgere una determinata attività, ma considerando anche il proprio valore aggiunto, la propria esperienza, le proprie competenze e reti di relazioni, dunque non limitandosi a fare tariffe orarie.
Come abbiamo visto, inoltre, i guadagni dei freelance sono lordi e devono comprendere dunque anche tutta quella parte di compenso che i dipendenti hanno sotto forma di bonus e tutele in busta paga: non avere dunque paura di fare richieste elevate e allo stesso tempo non distanziarti troppo – né verso l’alto né verso il basso – dai prezzi di mercato proposti dai tuoi competitors.
Esistono anche delle formule che si possono applicare per il calcolo di una tariffa oraria media e che tengono conto dei vari fattori che abbiamo elencato. Una delle più famose è la seguente:
Tariffa oraria minima = (salario potenziale + 44% - Freedom Tax) / (50x20)
Questa formula si traduce così:
Abbiamo visto che, a livello pratico, diventare freelance è una procedura piuttosto semplice. Tuttavia, per avviare una carriera con un minimo di sicurezza, è necessario muoversi per tempo e con lungimiranza, senza compiere scelte avventate, dal momento che non ci sarà più la certezza di un’entrata fissa mensile e che le spese relative a tasse e contributi non sono da sottovalutare.
Per questo, nel periodo antecedente alla data in cui si pensa di iniziare la propria attività, è bene mettere in atto alcuni accorgimenti utili, tra cui per esempio fare un accurato calcolo delle spese mensili che si dovrebbero sostenere (anche per capire quali compensi chiedere ai committenti per poter davvero trarre un guadagno netto), fare ricerche di mercato per individuare quali sono i competitor con cui ci si deve confrontare e per valutare il target di pubblico cui rivolgersi e, infine, rafforzare il proprio personal branding.
A questo proposito, sono diverse le attività da svolgere, sia prima che durante la carriera da freelance, per poter essere sempre competitivi e risultare la scelta migliore per i propri clienti. Tra le attività principali di cui occuparsi possiamo elencare:
Vuoi diventare freelance? Iscriviti a Xolo, il tuo punto di riferimento per ricevere assistenza fiscale e contabile dedicata, tutte le volte che ne avrai bisogno. I nostri esperti ti seguiranno passo dopo passo nell'avviamento e nella gestione della tua attività. Sali a bordo e scopri tutti i vantaggi! Contattaci per ricevere maggiori informazioni!
Più informazioni: www.xolo.io/it-it
Ricevi tutte le ultime notizie e consigli per vivere una vita da freelancer equilibrata direttamente sulla tua email.