Come calcolare le tasse in Regime Forfettario - La guida completa 2024

Xolo
Autore Xolo
Scritto da 05 gennaio, 2024 7 minuti di lettura

Hai sempre sognato una carriera da freelance? Il lavoro come dipendente ti sta stretto? Ti piacerebbe diventare un lavoratore autonomo per gestire meglio il tuo tempo e i tuoi guadagni? Allora la scelta di aprire la partita IVA, e prendere in considerazione l’adesione al regime forfettario, è quello che fa per te: devi però fare molta attenzione a distinguere bene i tuoi guadagni lordi (ciò che inserisci in fattura) dai guadagni netti (ciò che effettivamente ti rimane in tasca dopo aver tolto le tasse e i contributi). 


Non spaventarti, in apparenza sembra complicato, ma il calcolo delle tasse sarà più semplice di quello che pensi: partiamo dall’inizio analizzando nel dettaglio il regime forfettario.

 

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Che cos'é il Regime Forfettario

Innanzitutto, facciamo chiarezza sul tipo di regime fiscale a cui ci riferiamo: in Italia, infatti, esistono principalmente due regimi fiscali, quello ordinario e quello forfettario, chiamato anche regime agevolato. In questo articolo prendiamo in considerazione solamente la seconda tipologia, il regime forfettario, che senza dubbio è il più conveniente all’inizio per chi decide di intraprendere un’attività in proprio.

Il regime forfettario è quel regime fiscale agevolato che dal 2015 sostituisce il regime dei minimi, pensato in particolare per coloro che intendono aprire una propria attività.

I lavoratori autonomi che vogliono accedervi devono soddisfare alcuni requisiti, primo tra cui non superare il tetto massimo di 85.000 € annui di ricavi e compensi, come stabilito dall’ultima Legge di Bilancio 2023 n.197/2022

Il regime forfettario, noto appunto anche come regime agevolato, offre molti vantaggi, sia a livello economico che a livello contabile. In particolare, è evidente una notevole riduzione della tassazione, ma non è sempre facile riuscire a capire quanto guadagno netto si otterrà a partire da un determinato guadagno lordo. Bisogna infatti non confondere la cifra che si incassa da quella che si è effettivamente guadagnata: dall’importo che viene pagato dal cliente sarà necessario infatti sottrarre le tasse e i contributi destinati agli enti previdenziali.

Qui di seguito scopriremo insieme, step by step, come calcolare correttamente le tasse in regime forfettario e come procedere per i contributi INPS.

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Come funziona il calcolo delle tasse nel regime forfettario

Il calcolo delle tasse nel regime forfettario avviene tenendo in considerazione quattro fattori principali, che analizzeremo nel dettaglio nel corso di questo articolo e che sono:

  • il codice ATECO (un codice alfanumerico che serve a classificare i diversi tipi di attività economica e che si ottiene al momento dell’apertura della partita IVA)
  • il coefficiente di redditività (una percentuale fissa scelta in base al tipo di attività che serve per determinare quanta parte dell’incassato è da tassare e quale invece si considera il costo fisso dell’attività, cioè le spese forfettarie e non deducibili) 
  • l’aliquota percentuale dell’imposta sostitutiva (il 5% o il 15%)
  • i contributi previdenziali (quelle somme di denaro che servono per andare a creare la nostra futura pensione e altre prestazioni di tipo assistenziale; i contributi possono essere versati tramite la gestione separata INPS, la cassa di riferimento del proprio ordine professionale o la gestione IVS artigiani e commercianti)


1.L’imposta sostitutiva nel calcolo delle tasse in regime forfettario

Innanzitutto, la prima cosa da sapere per il calcolo delle tasse è che la tassa prevista nel regime forfettario viene chiamata imposta sostitutiva e, per l’appunto, racchiude e sostituisce tutte le tasse del regime ordinario (IRAP, IRPEF e tasse addizionali comunali e regionali). L’imposta sostitutiva è molto conveniente (e questo è infatti il principale vantaggio del regime forfettario), perché va dal 5% (per coloro che aprono una start-up per i primi cinque anni di attività) al 15% (dal sesto anno di attività in poi e per tutti coloro che non aprono una start-up), e dovrà essere applicata al solo reddito imponibile netto

Per capire quanto è conveniente l’imposta sostitutiva del regime forfettario, basti fare il paragone con la sola tassa IRPEF del regime ordinario: questa tassa è calcolata in base a scaglioni di reddito e può andare da un minimo del 23% a un massimo del 43%, dunque avere un’unica imposta sostitutiva al 15% permette senza dubbio un grande risparmio in termini economici.

Che cos’è, però, il reddito imponibile a cui abbiamo fatto riferimento, e come si calcolano esattamente le tasse? Facciamo chiarezza seguendo con ordine i diversi passaggi.

 

2.Come calcolare le tasse: reddito lordo e reddito imponibile nel regime forfettario

Per sapere quante tasse pagare su un determinato guadagno, è necessario calcolare il relativo reddito imponibile, poiché l’imposta sostitutiva non sarà applicata sulla cifra intera (il reddito lordo) ma solo, appunto, sul reddito imponibile. 

Nel regime forfettario, infatti, non si sottraggono le spese realmente sostenute durante lo svolgimento dell’attività, come invece avviene nel regime ordinario, ma viene calcolata una cifra fissa di “spese forfettarie” in base al coefficiente di redditività di ciascuna attività professionale.

 

3.Il coefficiente di redditività e il codice ATECO nel calcolo delle tasse in regime forfettario

Che cos’è il coefficiente di redditività? È un coefficiente, sotto forma di percentuale, che varia in base alla categoria di attività ed è associato a un codice ATECO con cui vengono classificate tutte le attività economiche. 

Il codice ATECO è un codice composto da lettere e da numeri che è stato stabilito per ciascuna attività dall’Agenzia delle Entrate al fine di classificarle. L’elenco completo dei codici ATECO è disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate in un’apposita sezione e ne viene assegnato uno al momento dell’apertura della partita IVA: si può richiedere il proprio codice ATECO al commercialista di fiducia o presso la Camera di commercio.  

Di seguito forniamo un breve elenco dei coefficienti di redditività più diffusi, per tutti gli altri è possibile consultare la tabella pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale:

  • attività professionali, scientifiche, sanitarie, tecniche, d'istruzione, servizi assicurativi e finanziari: coefficiente di redditività del 78%;
  • attività di commercio al dettaglio e all’ingrosso: coefficiente di redditività del 40%;
  • attività di costruzioni e immobiliari: coefficiente di redditività dell’86%.

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4.Il calcolo del reddito imponibile nel regime forfettario

Una volta stabilito il proprio coefficiente di redditività, per calcolare le tasse da pagare in regime forfettario è prima necessario calcolare correttamente il reddito imponibile considerando il principio di cassa e non quello di competenza. 

Ciò significa che bisogna considerare solo i guadagni incassati nell'anno d’imposta: per esempio, se il pagamento di un’attività svolta a fine anno verrà incassato l’anno successivo, quel ricavo non andrà considerato nel reddito imponibile di quest’anno (o meglio, di questo periodo d’imposta), ma nel successivo. In questo ci aiuta anche la distinzione tra il fatturato e l’incassato: i due termini non sono sinonimi, anche se spesso possono corrispondere. Infatti, il calcolo delle tasse viene fatto solo sulla cifra effettivamente incassata, cioè sui pagamenti effettuati dai clienti, nell’anno di riferimento, e non in base al fatturato dell’anno: probabilmente le ultime fatture dell’anno verranno infatti saldate nell’anno successivo, diventando così parte dell’incassato del nuovo anno di attività.

Adesso, con il coefficiente di redditività e il totale dei ricavi, è possibile calcolare il reddito imponibile. Per trovarlo, è sufficiente moltiplicare il totale dei ricavi dell’anno fiscale di riferimento per il coefficiente di redditività stabilito, e si otterrà così il reddito imponibile lordo, cioè quello su cui bisogna pagare le tasse (dopo aver tolto i contributi). 

Facciamo un esempio: se il totale dei guadagni annui è 40.000 € e il coefficiente di redditività è il 78%, moltiplicando tra loro questi fattori si ottengono 31.200 €, cioè il reddito imponibile. Il restante 22% rappresenta invece le spese stabilite come forfettarie per la gestione della propria attività professionale, sulle quali non vengono calcolate le tasse: questo significa anche che nessuna spesa realmente sostenuta è deducibile nel regime forfettario, come vedremo meglio in seguito nel paragrafo dedicato.

Per calcolare le tasse da pagare è però necessario fare un ultimo passaggio: sottrarre i contributi previdenziali pagati dal reddito imponibile lordo (calcolato sopra), per ottenere il reddito imponibile netto.

 

5.Come calcolare i contributi INPS nel regime forfettario

Il calcolo dei contributi previdenziali da versare dipende dall’attività economica di riferimento. Per semplificare, suddividendo i lavoratori in macro-categorie, si può dire che:

  • coloro che possiedono una ditta individuale devono iscriversi alla gestione IVS artigiani e commercianti: in questo caso è prevista una cifra fissa di contributi pari a 4.208,40 € per gli Artigiani e 4.292,42 € per i Commercianti, su un minimale di reddito di 17.504,00 € da pagare in 4 rate (precisamente il 16 maggio, il 20 agosto, il 16 novembre e il 16 febbraio dell’anno successivo). Se il reddito supera il minimale stabilito, si procede applicando l'aliquota pari al 24% sulla parte di reddito eccedente il minimale nel caso degli artigiani e l’aliquota pari al 24,48% nel caso dei commercianti;

  • coloro che sono liberi professionisti devono iscriversi alla cassa di riferimento della propria attività (es. l’Inarcassa per gli architetti, l’Enpap per gli psicologi, ecc.) in cui sono stati stabiliti dei contributi fissi, oppure devono iscriversi alla gestione separata INPS se non è prevista una cassa specifica. In quest’ultimo caso, i contributi da versare corrispondono al 26,23% dei ricavi per l’anno 2022 (la percentuale varia leggermente di anno in anno).


6.Come calcolare le imposte in Regime Forfettario

Ora che sono stati calcolati i contributi previdenziali da versare, è necessario sottrarre questa cifra dal reddito imponibile lordo per ottenere il reddito imponibile netto su cui, finalmente, calcolare le imposte.


Per continuare con l’esempio precedente, mettendo il caso che sono un libero professionista iscritto alla gestione separata INPS Professionisti, la mia cifra totale di contributi che dovrò versare, come saldo per l’anno passato, sarà di 8.184 € (26,23% x 31.200).Ipotizzando di aver versato nell’anno precedente lo stesso importo, tra saldo ed acconto, e sottraendo questo ai 31.200 € (il reddito imponibile lordo), otterrò 23.016 €, che costituisce il reddito imponibile netto.


A questo punto per calcolare le imposte basterà moltiplicare l’imponibile per l’aliquota sostitutiva di cui abbiamo parlato all’inizio, cioè il 5% o il 15%: il 5% viene applicato per i primi cinque anni di attività di una start-up, il 15% dal sesto anno di attività in avanti e per tutti coloro che non aprono una start-up. 

Per concludere l’esempio, bisogna moltiplicare il 15% per il reddito imponibile, cioè 23.016 €: le imposte, a saldo, da versare per l’anno di riferimento saranno dunque 3.452,40 €.

 

Le spese deducibili nel regime forfettario

In questa guida abbiamo analizzato nel dettaglio come calcolare le tasse e i contributi da pagare nel regime forfettario: in particolare il sistema di tassazione, grazie all’aliquota sostitutiva al 5% o al 15%, è molto conveniente e senza dubbio permette grandi risparmi a livello economico.

Bisogna ricordare, però, che all’interno del regime forfettario il lavoratore autonomo non può scaricare né dedurre nessuna spesa, proprio perché le spese di gestione della propria attività sono già forfettizzate in una percentuale fissa a seconda del tipo di attività (nell’esempio che abbiamo fatto la percentuale dedicata alle spese forfettarie, che non viene tassata, è del 22%). È necessario dunque considerare molto bene caso per caso, magari con il supporto di un professionista del settore, se è davvero opportuno rientrare nel regime forfettario: infatti, se magari le spese sostenute per gestire l’attività sono sostanziose, questa scelta non è la più conveniente, e potrebbe essere più indicato invece aderire al regime ordinario, dove al contrario è possibile dedurre diverse spese – anche se inevitabilmente la tassazione complessiva è più alta.

Un caso leggermente diverso è quello delle imprese familiari che utilizzano il regime forfettario: soltanto il titolare dell’impresa avrà l’onere di versare l’imposta sostitutiva al 15%, e questa percentuale viene calcolata sul reddito d’impresa prima che le altre quote siano state imputate ai familiari. In questo caso sono deducibili tutti i contributi previdenziali, anche quelli che vengono versati per conto di collaboratori che risultano fiscalmente a carico, oppure – in caso non risultino fiscalmente a carico – se il titolare non ha esercitato sui collaboratori il diritto di rivalsa.

 

Come pagare le tasse nel regime forfettario

Ora che abbiamo capito come fare il calcolo esatto delle tasse e dei contributi, come si procede al pagamento? Le tasse e i contributi vengono versati essenzialmente sulla base della dichiarazione dei redditi e vengono pagati allo Stato tramite il modello F24. È possibile suddividere l’importo fino a 5 rate, tenendo a mente le seguenti e principali tranche di pagamento, valide per ogni anno:

  • 30 giugno: versamento del saldo dell’anno precedente e primo acconto
  • 30 novembre: versamento del secondo acconto


Abbiamo visto come calcolare le tasse nel regime forfettario considerando il reddito imponibile, il coefficiente di redditività e i contributi INPS. Ma sei hai ancora dei dubbi, non vuoi sbagliare nulla nel calcolo delle tue tasse e avere sempre tutto sotto controllo, iscriviti alla nostra piattaforma e affidati a Xolo!

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