La partita IVA permette ai liberi professionisti e ai freelance di tutti i settori di lavorare in modo autonomo e indipendente: questa modalità di lavoro ha diversi vantaggi, tra cui l’assenza di rapporto di subordinazione, la possibilità di lavorare senza orari fissi e senza doversi recare ogni giorno in un ufficio e potersi gestire con maggiore libertà l’organizzazione del proprio lavoro e del proprio tempo libero. Ci sono però anche aspetti meno positivi del lavorare tramite partita IVA, come tutti i freelance ben sanno, ad esempio l’incertezza e l’imprevedibilità riguardo agli impieghi – e alle entrate – futuri e la mole di tasse e contributi da versare a proprio carico (per i lavoratori dipendenti questi vengono versati direttamente dal datore di lavoro trattenendo gli importi corrispondenti dalla busta paga).
Per un qualsiasi motivo, è possibile che durante la propria carriera un lavoratore autonomo voglia o si trovi nella condizione di dover chiudere la propria partita IVA (o ditta individuale) o di effettuare una variazione in caso di cambio del settore di attività: ma come si eseguono queste procedure in modo corretto? Quali adempimenti è necessario compiere? Esistono costi e tempistiche da rispettare? Scopriamolo insieme in questo articolo.
Per cessare la propria partita IVA bisogna compilare un apposito modello, il modello AA9/12 oppure il modello AA7/10 inviarlo – tramite canali telematici oppure consegnarlo presso gli uffici dedicati – all’Agenzia delle Entrate entro al massimo 30 giorni dal giorno di cessazione dell’attività di impresa.
Coloro che sono definibili come persone fisiche, cioè i lavoratori autonomi (che siano professionisti o artisti) e le ditte individuali, dovranno compilare e inviare all’Agenzia delle Entrate il modello AA9/12, mentre coloro che non sono persone fisiche ma associazioni oppure società enti dovranno utilizzare il modello AA7/10. Sul sito dell’Agenzia delle Entrate sono disponibili i modelli da scaricare con tutte le istruzioni necessarie per la corretta compilazione.
La cosa fondamentale per dichiarare la chiusura e cessazione della partita IVA è spuntare la casella 3 del quadro A all’interno del modulo, specificando anche il numero della partita IVA e il giorno di conclusione dell’attività.
Sono previste diverse modalità a seconda della situazione specifica del richiedente:
Le operazioni di dichiarazione di cessazione della partita IVA o ditta individuale hanno un costo complessivo di circa 50 €, che comprendono essenzialmente il prezzo della marca da bollo che bisogna apporre per la S.C.I.A. (acronimo che indica la Segnalazione Certificata di Inizio Attività).
Questa procedura è necessaria per la chiusura di tutte le tipologie di partite IVA, sia che si aderisca al regime forfettario che a quello ordinario, ed è la medesima in entrambi i casi, senza differenze di costi o iter burocratici.
Può accadere anche che non sia il contribuente a chiudere la partita IVA (o la ditta individuale), ma che questa venga chiusa d’ufficio da parte dell’Agenzia delle Entrate in caso di partite IVA inattive, chiamate anche “dormienti”.
Questa possibilità è stata introdotta solo qualche anno fa tramite il Decreto-legge 193/2016, che afferma appunto che se la partita IVA rimane inattiva per tre annualità consecutive, cioè non si registrano attività ad essa connesse nella dichiarazione dei redditi, l’Agenzia delle Entrate verifica tramite l’anagrafe tributaria e provvede alla chiusura d’ufficio della partita IVA, fornendo una comunicazione di chiusura al contribuente. Ad ogni modo, prima della chiusura il titolare della partita IVA riceve una comunicazione che lo informa di questa imminente procedura, per dargli la possibilità di comunicare eventuali fatti contrari all’Agenzia delle Entrate, da inviare obbligatoriamente entro 60 giorni dalla data di ricezione di tale comunicazione.
Con questo decreto-legge sono state abolite anche le sanzioni, previste in precedenza, riguardanti la mancata comunicazione di cessazione delle attività e delle partite IVA, che andavano da un minimo di 516 € (riducibile a 167 € se il pagamento veniva effettuato entro 30 giorni) a un massimo di 2.064 €.
Oltre alla cessazione della partita IVA o della ditta individuale, è possibile che si verifichi anche il caso in cui si debba cambiare uno o più elementi che sono stati indicati all’interno della dichiarazione di inizio attività.
Anche in questo caso è necessario usare il modello AA9/12 – lo stesso da usare per la chiusura della partita IVA – e rispettare la tempistica dei 30 giorni dal giorno di variazione dell’attività. Il modello, adeguatamente compilato, dovrà essere inviato in via telematica o presentato fisicamente presso un ufficio dell’Agenzia delle Entrate e, per considerare conclusa la procedura, saranno necessari tra i 7 e i 10 giorni lavorativi.
Per quanto riguarda la variazione, è necessario inserire il codice ATECO della nuova attività che si vuole avviare, individuabile nell’apposita tabella che riunisce tutti i codici ATECO presente sul sito dell’Agenzia delle Entrate catalogati in base alle tipologie di attività economiche.
Non è possibile per legge possedere più di una partita IVA, ma in quella che già si ha aperto è possibile inserire un secondo codice ATECO se si vuole ampliare il proprio raggio di attività, mantenendo il numero di partita IVA invariato e scegliendo il tipo di regime fiscale adatto.
In alternativa, se non si vuole procedere con la variazione di partita IVA ma si ha comunque la necessità di cambiare il settore di attività e di conseguenza il codice ATECO, è possibile chiudere la partita IVA associata alla vecchia attività e aprirne una nuova, utilizzando la regolare procedura per l’apertura della partita IVA e ottenendo così un nuovo numero di partita IVA da usare per la nuova attività.
Per scegliere l’opzione più adatta per ogni singola circostanza, in questo caso, è sempre consigliabile rivolgersi a un professionista del settore per avere un parere esperto ed evitare errori e inconvenienti burocratici, in cui purtroppo è facile incappare.
Ricordiamo che la variazione del codice ATECO in caso di cambio del settore di attività è obbligatoria ai fini fiscali.
Per evitare di incorrere in errori, è possibile – e consigliabile – in ogni momento verificare lo stato della propria partita IVA, sia in caso di apertura, chiusura e variazione, per capire se la procedura è andata a buon fine: bisogna utilizzare la “procedura di verifica”, un sistema di controllo creato dall'Agenzia delle Entrate per queste occasioni (ma utile anche a verificare altri tipi di dati, ad esempio il codice fiscale).
La procedura di verifica è semplice e veloce. Accedendo al sito dell’Agenzia delle Entrate si può inserire il proprio numero di partita IVA e si vedranno comparire i seguenti dati:
In questo articolo abbiamo visto le procedure per la chiusura e per la variazione della propria partita IVA e ditta individuale, indicando i moduli e le tempistiche da conoscere: se hai ancora dei dubbi, non esitare e rivolgiti al team di Xolo! Sapremo aiutarti con appositi servizi per compiere queste operazioni con facilità e in totale tranquillità.
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