Si possono combinare lavoro dipendente e partita IVA? Si tratta di una questione piuttosto delicata, sulla quale occorre fare chiarezza, esaminiamola nel dettaglio.
Sei un lavoratore dipendente ma vuoi anche aprire la partita IVA? Ecco tutto ciò che c’è da sapere, sia per quanto riguarda i dipendenti pubblici che quelli privati.
Prendiamo in considerazione un caso tipico: Anna è impiegata presso il suo Comune di residenza ma ha l’hobby di realizzare manufatti all’uncinetto ed è talmente brava che vorrebbe venderli online; per farlo, però, è necessario aprire la partita IVA.
Cosa può fare Anna? Essendo una dipendente pubblica, deve sottostare ad alcune specifiche regole.
Il lavoro dipendente non è di per sé un ostacolo all’apertura della partita IVA, tranne che rispetto alle ore lavorative.
Bisogna infatti distinguere tra lavoro:
Tornando al caso di Anna, se il suo impiego presso il Comune è di 4 ore, dalle 8.30 alle 12.30, avendo tutto il pomeriggio a disposizione potrebbe approfittarne per portare avanti i lavori all’uncinetto e gestire il suo piccolo e-commerce.
Ma scopriamo più nel dettaglio la differenza che intercorre tra lavoro full time e lavoro part time per quanto riguarda l’apertura della partita IVA.
Come portare avanti una professione con partita IVA se si lavora full time? In effetti è piuttosto complicato, se non altro in termini di tempo: se si trascorrono otto ore in ufficio, difficilmente si riuscirà anche a gestire un’attività in proprio.
Spesso, proprio per evitare che il dipendente abbia un doppio lavoro, all’interno del contratto di assunzione viene specificata l'incompatibilità a svolgere un’altra professione in modo parallelo. Questo, tuttavia, non vale per ogni contesto.
Per quanto riguarda le professioni pubbliche – che è la situazione che stiamo considerando – ci può essere proprio scritto nero su bianco che il dipendente ha la possibilità di avere un lavoro autonomo.
Attenzione però: si può portare avanti un’attività collaterale ma solo a determinate condizioni, ossia:
In conclusione, dunque, se hai un lavoro dipendente full time nel settore pubblico puoi comunque aprire la partita IVA ma sarà piuttosto complesso, in termini di tempo e di fattibilità.
Ma vediamo ora cosa cambia nel caso del lavoro dipendente part time.
Siamo sempre nella sfera del lavoro dipendente pubblico; se nel caso dei contratti full time, aprire la partita IVA per svolgere un’attività in proprio è praticamente – se non de jure, comunque de facto – impossibile, la situazione cambia per quanto riguarda il lavoro part time.
Considerando che, come per Anna e il suo uncinetto, rimane molto tempo durante la giornata per fare un altro lavoro, se si ha un impiego part time devi prestare attenzione solo all’aspetto riguardante il conflitto di interessi: in altre parole, non puoi svolgere due professioni uguali, l’una dipendente e l’altra autonoma.
Ciononostante, prima di procedere con l’apertura della partita IVA, dovrai fare una richiesta specifica per ottenere l’autorizzazione.
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Lavoro dipendente e partita IVA si conciliano molto più facilmente nel privato: se sei assunto da un’azienda privata e vuoi aprire la partita IVA, dunque, sei libero di farlo, a meno che non siano previste specifiche clausole all’interno del contratto.
Al contrario di quanto accade per i dipendenti pubblici, inoltre, non è necessario richiedere l’autorizzazione del datore di lavoro per aprire la partita IVA, anche se sarebbe buona norma informarlo circa le tue intenzioni.
Ritorniamo alla situazione di Anna, impiegata comunale con la passione per l’uncinetto: essendo una lavoratrice part time, Anna può aprire la partita IVA e vendere i suoi lavori all’uncinetto; dal momento che ha abbastanza tempo a disposizione per portare avanti un’attività parallela al suo impiego pubblico, e le due professioni non sono in conflitto, ha la possibilità di aumentare i suoi guadagni svolgendo due lavori. Anna, però, ha dovuto presentare una richiesta formale per poter aprire la partita IVA.
Esaminiamo ora il caso di Barbara, impiegata presso una multinazionale ma particolarmente brava a scrivere, tanto da poter lavorare in autonomia come copywriter. Rispetto ad Anna, il percorso di Barbara è molto più facile: per correttezza avviserà il suo datore di lavoro del fatto che intende integrare il proprio stipendio con un’attività collaterale, ma potrà aprire senza problemi la partita IVA e portare avanti la professione in proprio senza preoccupazioni.
Come per Anna, anche Barbara, aprendo la partita IVA, non genera un conflitto di interessi; ciononostante, se nel caso di Anna c’era un divieto formale a svolgere un’attività in conflitto con l’impiego pubblico, per Barbara è solo preferibile evitare di trovarsi in questa situazione. Tradotto, ciò significa che Barbara potrebbe fare la copywriter presso l’azienda – privata – che l’ha assunta e ugualmente svolgere la stessa attività come lavoratrice autonoma, a meno che sia specificato diversamente all’interno del contratto di lavoro.
Ecco un’altra questione interessante: un lavoratore dipendente che vuole aprire la partita IVA può scegliere il regime forfettario?
La risposta è sì, a patto che si abbiano determinati requisiti:
Mettendo un momento tra parentesi il secondo punto e concentrandoci invece sull’apertura della partita IVA mentre si sta svolgendo un lavoro dipendente, rimane il fatto che non si può superare la soglia di reddito dei 30.000 euro per aderire al regime forfettario e usufruire così dei vantaggi fiscali di questa opzione, che si traducono nel versare un’unica aliquota relativa ai proventi dell’attività autonoma pari al 5% per i primi 5 anni e al 15% dal sesto anno di lavoro.
Se il tuo reddito supera i 30.000 euro annui, invece, dovrai necessariamente optare per il regime ordinario; in questo caso la tassazione varia a seconda dell’attività svolta.
Un altro tema da esplorare per quanto riguarda la coesistenza tra lavoro dipendente e partita IVA consiste nella gestione dei contributi previdenziali.
A questo proposito, occorre fare una premessa importante: i contributi INPS vanno versati da tutti i lavoratori, a seconda dell’attività svolta. Sia che si tratti di dipendenti pubblici che di privati, il denaro dei contributi viene raccolto presso le casse previdenziali di riferimento. Ogni categoria di lavoratori ha la sua: i dipendenti pubblici e privati ne hanno una apposita, così come i professionisti iscritti ad un Albo (come possono essere, per esempio, medici e giornalisti); per le ditte individuali è attiva la Gestione Commercianti e Artigiani INPS, mentre per tutti gli altri lavoratori è prevista la Gestione Separata Professionisti.
In caso di coesistenza tra lavoro dipendente e partita IVA, bisogna scendere più nel dettaglio per capire come funzionano i contributi previdenziali. Ecco alcune casistiche:
Lavoro dipendente e partita IVA possono coesistere, ma bisogna tener conto che questa situazione si ripercuoterà anche sulla tassazione, prevista per ogni attività svolta.
Sotto l’aspetto fiscale, dunque, per capire quanto versare di tasse occorre sommare il reddito generato dall’attività dipendente a quello derivante dalla professione in proprio. Se Anna ha un reddito di 20.000 euro annui come dipendente e di 10.000 come lavoratrice con partita IVA, dovrà pagare le tasse per un reddito complessivo di 30.000 euro.
Nel momento in cui si è un lavoratore dipendente e, in più, si ha la partita IVA, le cose cambiano anche rispetto alla dichiarazione dei redditi da presentare a fine anno: non si dovrà compilare il modello 730 (quello dedicato ai lavoratori dipendenti) ma il Modello Redditi Persone Fisiche, riservato ai lavoratori con partita IVA, nel quale vengono inserite le tipologie di proventi che sono stati ottenuti nel corso dell’anno.
A questo punto ti starai sicuramente chiedendo se un doppio lavoro comporta anche un aumento delle aliquote da versare. In realtà, anche se le due tassazioni si sommano, il calcolo finale viene effettuato distinguendo le singole aliquote IRPEF. Nel concreto, le tasse che si pagano in busta paga rimangono le stesse, mentre per quanto riguarda la partita IVA cambieranno in base al regime prescelto (ordinario o forfettario).
Una volta verificati i requisiti necessari per aprire la partita IVA nel momento in cui si ha un lavoro dipendente, non resta che lanciarsi nella nuova avventura.
L’apertura della partita IVA, in sé, è un’operazione molto semplice e può essere effettuata in autonomia tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate oppure affidandosi a un commercialista. In quest’ultimo caso ci sarà da mettere in conto qualche spesa in più, ma è importante farsi aiutare da un consulente nella propria attività in qualità di lavoratore autonomo.
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